
Con questo disco Jack White ha
dimostrato, ancora una volta, il proprio talento compositivo, un dono
che lo ha reso uno dei più prolifici ed ispirati artisti attualmente
in circolazione. Durante le interviste promozionali, “Mr. Third
Man”ha rilasciato dichiarazioni contraddittorie nei confronti dei
White Stripes: prima ha giudicato morto e sepolto il progetto, salvo
poi ritrattare. Questa a conti fatti è l'unica anomalia nel presente
di White, mai così consapevole del proprio passato (The Raconteurs,
The Dead Weather etc.) qui riassunto, reinterpretato e proiettato in
un futuro che annuncia altri successi a partire da questo
Blunderbuss. Nello stesso calderone confluiscono rock, garage,
gospel, country: il tutto viene poi amalgamato e tenuto assieme da
tonnellate di blues. Nel complesso
Sixteen Saltines è il capitolo
che rimanda maggiormente ai vecchi anthem di White, mentre altri
momenti sono per struttura differenti:
Missing Pieces sembra uscire
da un disco dei Faces o degli Stones dei primi anni Settanta,
I'm
Shakin, con il suo piglio rockabilly potrebbe essere una outtake dei
migliori Heavy Trash.
Blunderbuss offre spazio anche al funk rock
deviato di
Freedom at 21 _ sporcato da un solo erede di Icky Thump),
alla sofferta
Hypocritical Kiss e soprattutto al primo singolo
Love
Interruption, sensuale duetto con Ruby Amafu.
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