mercoledì 11 luglio 2012
Stone Temple Pilots: Core
Cloni, epigoni, derivativi: la critica
specializzata non ha mai risparmiato “mazzate” agli Stone Temple
Pilots, per molti considerati _ ingiustamente _ i “second comers”
del grunge, per gli oltranzisti sempre troppo commerciali, sempre in
difetto di originalità. Una carriera costruita, loro malgrado, sulle
maldicenze quella della formazione di San Diego. Oltre alle accuse di
cui sopra anche i continui gossip legati al frontman Scott Weiland,
ultima rock star maledetta, dedita al vecchio mantra sex, drugs (in
abbondanza!) e r'n'r. Con gli anni, specialmente da Tiny
Music, la distanza dal movimento di Seattle si farà più netta, con
un pop rock sofisticato e melodicamente gradevole. Un debutto forse
non ispiratissimo (con Alice in Chains e Soundgarden dietro l'angolo)
ma premiato dal pubblico grazie agli 8 milioni di copie vendute. E'
l'unico album registrato da un Weiland pulito, senza quelle
alterazioni causa della carriera a singhiozzo degli Stp. Core è il
disco di Plush, bomba ad orologeria rock che si apre su un chours
perfetto, persino migliore rispetto all'altro “instant classic”
rappresentato da Wicked Garden; ma Core è _ soprattutto e non
potrebbe essere altrimenti _ il disco di Creep,brano simbolo degli
Stone Temple Pilots, e finestra sul futuro del gruppo: il germe di
ballad come Atlanta è instillato in questo semplice ma efficace giro
d'accordi. Ottima prova del cantante, espressivo e sofferente nel
descrivere impotenza, rassegnazione, disillusione. Piece of Pie, è
un robusto hard rock che rivisita gli Aerosmith, mentre il filler
Wet My Bed anticipa le brillanti intuizioni di Shangri La Dee Daa,
ennesimo, bistrattato album degli Stone Temple Pilots.
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