Fanno e disfano che è un piacere i
Muse: prima lo “spoiler” che annunciava una robusta virata verso
sonorità dubstep, poi il singolo, Madness, tremendamente
Queen. Senza aver paura di sembrare blasfemi, dopo il precedente
“eccessivo” di United States of Eurasia, Bellamy & soci sono
alle prese con il loro lavoro meno omogeneo. Un caleidoscopio dove
l'elettronica più o meno discreta si fonde con architetture
orchestrali e derive rock. Arrangiamenti (quasi) mai banali, un
campionario sonico talmente ambizioso, da risultare, in alcuni
passaggi, addirittura esagerato. Survival (sigla olimpica) è
enfatica e totalizzante, proprio come l'eredità che i Muse hanno
deciso di raccogliere, quella dei sopracitati Queen. Il talento
compositivo di Bellamy però non si discute. Senza apparente
soluzione di continuità si passa da Follow Me _ seguito ideale di
Bliss, dove è stato inserito il battito cardiaco del figlio neonato
_ al rock in 5/4 di Animals, impreziosito da un sognante arpeggio di
chitarra. Compositori senza una precisa collocazione, i Muse
continuano a mescolare le carte, alternando poderose bordate
chitarristiche a suadenti note di piano nell'arco di una manciata di
secondi. The 2nd Law regala i momenti più felici nelle ballad, come
in Explorers, il pezzo più Ok Computer di tutti. Il disco si
conclude con la strumentale title track, divisa in due parti ed
emblema di una riflessione apocalittico-filosofica sull'attuale crisi
finanziaria.
venerdì 12 ottobre 2012
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