Mike Patton non riesce proprio a stare
fermo, è più forte di lui: dopo Faith No More, Fantomas, Pepping
Tom, l'avventura crooner con Mondo Cane, ecco tornare _ era ora _ i
Tomahawk, super gruppo elitario del rock alternative. Il singer di
Epic se la gioca con Lanegan, altro onnipresente del settore.
Oddfellows (uscito per l'etichetta Ipecac Records) sancisce il
ritorno del gruppo a sei anni da Anonymous, il precedente album, ma
guai ad equipararla ad un'operazione meramente commerciale, specie
per il tenore complessivo di un album improntato alla ricerca e alla
sperimentazione. Mostruoso come sempre, l'onnivoro Patton passa con
disinvoltura da un registro all'altro senza troppi convenevoli, note
pulite svaniscono, schiacciate da parole ora urlate ora sussurrate
(con piglio sinistro of course)! Limitarsi ad elogiare Patton però,
significa non rendere giustizia ad una formazione stratosferica
completata da Duane Denison (Jesus Lizard, Unsemble,), John Stanier
(Helmet, Battles,) e per l'occasione da Trevor Dunn (Mr Bungle,
Fantomas). Fosse un progetto “normale” I.O.U con quel basso
poderoso e una drum machine semplice semplice (i rimandi ai Pepping
Tom si sprecano) si candiderebbe a ballad del disco, invece diventa
un bel lento incazzoso e anti-convenzionale. Se le ottime South Paw e
Stone Letter ricordano gli ultimi Faith No More, una lucida follia è
la stella polare di Patton in White Hats/Black Hats: cosa riesce a
fare in 3.21? Una botta d'energia clamorosa e malata, à la Melvins
per intenderci. Un disco che non può annoiare: ad ogni ascolto si
scopre qualche particolare in più, necessario per (cercare di )
trovare il bandolo della matassa.
giovedì 7 febbraio 2013
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