Il country di Calcutta o il
brit/western (un ossimoro, ma funziona!) di It's Gone sono piacevoli
divagazioni sul tema, un garage pop che rimane in testa dal primo
ascolto, in cui il collettivo si mette a disposizione, senza
virtuosismi di sorta, ricercando ora la melodia perfetta ora una
precisa atmosfera _ qualcuno ha parlato di sunshine pop anni
Sessanta. The Dawn, è stato prodotto dalla band con il producer
Pierluigi Ballarini (The R's) al T.U.P Studio di Brescia e se la
gioca alla pari con le fatiche di gruppi americani o inglesi senza
troppi patemi. Concepito in due settimane, testimonia un momento
creativo cruciale per il gruppo, ormai con tutti i requisiti per
imporsi in giro per il mondo. Da marzo infatti, partirà quello che
potrebbe essere il loro neverending tour: Italia, Europa, Usa, Canada
e Giappone. The Dawn guarda ai The Coral più bucolici e
tradizionalisti, all'indie delle Dum Dum Girls, al brit dei The La's
_ tanto per fare qualche nome _ proponendo il tutto in maniera
autonoma e personale, senza inutili dispersioni. La cantante Astrid
evoca le 4 Non Blondes di Linda Perry in Quack, bypassando il
pericolo di una stantia seduta spiritica. Ancora lei in Little Boy
rilancia le intuizioni revival country/mainstream di Lilly Allen e
della sua Not Fair. La strumentale Lazy Tide, con i suoi riverberi
introduce alla conclusiva In Rainbow. Il brano si chiude sulle note
di una musica da circo, finito lo spettacolo, arrivano i titoli di
coda su un lp leggero un prodotto intelligente e ben calibrato.
martedì 2 aprile 2013
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