Grohl re mida del rock? Forse si a
giudicare dal tenore dei suoi (sterminati?) progetti solisti.
Stavolta non è una band nel senso convenzionale del termine, ma un
“partito liquido” del rock. Una formazione trasversale che
raccoglie adepti all'area stoner, al grunge, all'alternative, seguaci
del noise, passando per i fedelissimi del country, per gli anarcoidi
punk e per i metallari duri e puri. Larghe intese per i Sound City
Prayers quindi, all star del rock americano. Tutto parte dai Sound
City Studios _ che hanno visto nascere dischi epocali. Jonny Cash, Tom
Petty, Nirvana, Neil Young, Ry Cooder etc etc _ e da una console (la Neve 8028) destinata ad un
abbandono frutto dell'ennesimo sgarbo tecnologico. Peccato che
l'anima di certi oggetti non sia facilmente replicabile.Per salvare il salvabile (la struttura ha chiuso
i battenti nel 2011) Grohl ha trasferito la console al 606, il suo
studio di registrazione casalingo. Poi, un giro di telefonate dopo,
questo progetto è diventato qualcosa di più di un'idea: la colonna
sonora per un documentario, diretto dal leader dei Foo Fighters, e
presentato con successo anche al Sundace Film Festival. Un gioco di
memoria costante: Cut Me Some Slack (i Nirvana superstiti con
McCartney) a rinverdire i fasti di Helter Skelter, Heaven and Hell
con i Black Rebel Motorcycle club accompagnati dal drumming solido di
Grohl. Il disco stuzzica, ricordate i Masters of Reality? Dopo i
pezzi in cui compare Chris Gross andate a ripassare la lezione
(blues/stoner a palate). Poi ci sono i Ratm, i Foo's, Homme e Reznor
che duettano in Mantra e il rock pìù convenzionale con Corey Taylor
(From Can to Can't) e Stevie Nicks nel quasi singolo You Can't Fix
This.
domenica 21 aprile 2013
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