A due anni dal bel ritorno di Angels,
“His Laziness” Julian Casablancas richiama i ragazzi e rimette in
moto la macchina. 10 canzoni, giusto 40 minuti di musica. Che sia
buona o blasfema tocca a voi giudicare. Magari schierandovi, come il
grosso dei magazine e delle fanzine di settore, divisi in maniera
“manichea” tra chi ha gridato al miracolo e chi ha liquidato
Comedown Machine come il peggior disco del gruppo e _ udite udite _
degli ultimi anni. La verità forse sta nel mezzo, ma per il
sottoscritto, notoriamente di manica larga, prevale un voto positivo.
Presto detto: due o tre pezzi ricordano il brillante debutto di Is
This It e questo basta per divertire, riaggiornare il repertorio più
r'n'r senza fotocopiarsi ad libitum (ricordate Room on Fire?) . Il
resto rappresenta una nuova e consapevole sterzata verso sonorità
ancora più catchy e pop. Abbandonate le schitarrate da redivivi Velvet Underground, sono le tastiere anni Ottanta a dominare la
scena, come nel debutto solista di Casablancas, il cantante che
ha definito il tenore del “nuovo” corso. Tap Out rappresenta il
compromesso storico tra il passato/presente dei nostri, mentre All
The Time è in linea con la loro tradizione sonica. Julian
Casablancas non canta quasi mai con effetti e altri ammennicoli (un
po la sua coperta di Linus), ma si lancia in un falsetto _
sorprendente per chi ha in mente gli Strokes di 10 anni fa. Se per
voi Comedown Machine è sinonimo di blasfemia One Way Trigger _
clonata da Take On Me degli A-ha _ farà paura, se invece non temete
spauracchi vari i 4.02 del brano sapranno sicuramente divertire. Nel
trittico finale il colpo di coda con l'Happy Ending dato dall'omonimo
brano, l'hypster song assoluta dell'album e pausa di riflessione tra
due ballate: Chances e l'insolita _ inedita e piacevole _ Call It
Fake, Call It Karma, oggetto alieno nel loro repertorio. Ma
chissenefrega. Sono gli Strokes e in macchina con la propria ragazza
sono il compromesso (e due!) migliore per bypassare assurdi network
radiofonici.
mercoledì 10 aprile 2013
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