Illusioni latine, suggestioni tex mex,
sfumature sud americane. In un sogno sospeso nel passato si
intravedono i contorni sfocati di Tucson, lembo di terra bruciato dal
sole, lambito dalla sabbia del deserto di Sonora, epicentro
dell'omonimo concept album di Howe Gelb. Per celebrare degnamente le
tante anime della sua città d'origine, ambientazione perfetta dietro
a questa _ meravigliosa _ country rock opera il leader della band ha
deciso di raddoppiare la posta in palio. Allora al posto dei Giant
Sand arrivano i Giant Giant Sand, un progetto ancora più
“trasversale”, definitivo, totalizzante, condizione necessaria _
e in questo caso sufficiente _ per raccontare una storia sospesa nel
tempo, in Arizona, la storia di un uomo folgorato da una donna
seducente, perfettamente sintetizzata nell'artwork del disco. Jonny
Cash, Tom Waits sono i mostri sacri ai quali Gelb si rifà di volta
in volta, robetta da niente, solo la storia del country e della roots
music _ più o meno convenzionale (Wind Blown Waltz) _ a stelle e
strisce. Plane of Existence è qualcosa di diverso da una semplice
ballad, non tanto per il suo incedere o per l'armonia, ma per la voce
del leader dei Giant Giant Sand, al limite della pigrizia, quasi
fosse un'improvvisazione eseguita in quel bar sperduto, unico
avamposto dove ignorare il prossimo davanti a un po' di alcool ai
margini della città, fantasticando pateticamente sull'ipotetica
donna della vita. Tucson funziona perché è un disco impolverato,
perché non è originale, ma nemmeno finto, artefatto, semplicemente
l'istantanea ingiallita di un “non luogo” che forse, esiste solo nella mente di Gelb.
martedì 26 giugno 2012
sabato 23 giugno 2012
Keith Richards goes reggae
La sintesi dell'amore per la Giamaica di Keith "Keef" Richards. Soooooooo good!!!!!
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venerdì 22 giugno 2012
Aerosmith: Music From Another Dimension
A proposito, la notizia non è di primissimo pelo, ma non potevo esimermi dal pubblicarla: dopo una vita (ovvero da Just Push Play del 2001) tornano con un nuovo album di inediti gli Aerosmith. Music From Another Dimension uscirà il prossimo 28 agosto, a seguire un bel tour mondiale, che speriamo vivamente, passi per l'Italia. I pezzi sono 16 e il singolo di lancio Legendary Child, è un'outtake, opportunamente riarrangiata e "svecchiata" dalle sessions di Get a Grip. Enjoy!!!!
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lunedì 18 giugno 2012
Paul is Dead: la più grande supercazzola del rock
Dopo averci scherzato un pò ovunque, anche al David Letterman Show, Paul si è lasciato scappare la "verità" (ascoltate Gratitude al contrario)...
Qui sotto il video di Free as A Bird, sorta di "compendio" delle strampalate teorie del Pid. Anche se...
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giovedì 14 giugno 2012
Joey Ramone: "...Ya Know?"
Dischi del genere costringono a
scegliere: discutere dell'aspetto commerciale, delle polemiche
giocoforza legate all'uscita di ogni album postumo oppure, al netto
di qualsiasi speculazione, fregarsene beatamente per gustarsi
un'oretta di punk rock. Se Don't Worry About Me pur essendo uscito
dopo la dipartita di Joey Ramone era stato terminato a tutti gli
effetti, ...Ya Know? è figlio di un lavoro più complesso. L'idea
del progetto è di Mickey Leigh, fratello dell'ex Ramone che, dopo
lunghe battaglie legali è riuscito ad ottenere gli ultimi demo tape
di Joey. Abbozzi di canzone, via via arricchiti con una carrellata di
ospiti: Joan Jett, Steven Van Zandt, J.P. Patterson dei Dictators e
persino Richie Ramone alla batteria. Nessuna traccia di Tommy e
soprattutto di Marky Ramone _ grande assente _ e da quanto dichiarato
da Leigh mai veramente in sintonia con il fratello. Venendo
all'aspetto prettamente musicale, il disco nulla aggiunge e nulla
toglie a quanto registrato dal frontman della punk rock band
americana: Ed Stasium, produttore dei classici del gruppo, ha
assicurato continuità d'intenti in cabina di regia. Merita di essere
citata la versione _ stravolta, stordita, rallentata e sbilenca di
Merry Christmas (I dont'want to fight tonight), interessante proprio
perché esula dai cliché del genere. Da segnalare il calypso di Make
Me Tremble, la conclusiva Life's A Gas e Cabin Fever. Un estremo
saluto ai fan, dopo il rompete le righe della band madre del '95 con
Adios Amigos: alla fine l'affetto per i Fast Four ha prevalso ancora
una volta.
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sabato 9 giugno 2012
Rufus Wainwright: Out of The Game
La melodia ingenua che permea
l'iniziale Out of The Game è il modo migliore per dissipare le nubi
dalla recente produzione di Rufus Wainwright: il dolore _ enorme _
per la scomparsa della madre è stato metabolizzato e dalla
rielaborazione del lutto (approfondita nel precedente, plumbeo All
Days are Nights) esce un piccolo inno alla speranza. In una recente
conferenza stampa, Wainwright ha presentato Out of The Game come
l'album più pop della sua carriera. Una definizione che sintetizza
senza inutili iperbole il tenore di queste canzoni, squisitamente
retrò ma altrettanto piacevoli, proprio perché leggere. Assenti
quasi del tutto quegli strambi scenari musicali che ogni tanto
affioravano nei vecchi dischi del nostro, qui accompagnato dal
produttore Mark Ronson. Non uno qualunque, dato che ha reso Back to
Black perfetto, assecondando e indirizzando il grande talento di Amy
Wineouse. A conti fatti la mano del producer si sente eccome, abile
nel porre un freno all'esuberanza di Wainwright, non estraneo, anche
nel recente passato a battute a vuoto, figlie dell'esigenza di
strafare. Vizio che ritorna purtroppo in Bitter Tears, dove il nostro
sembra un pesce fuor d'acqua in un episodio affine ai Pet Shop Boys.
Meglio Rashida che ricorda McCartney. L'unica concessione a questa
“grandeur compositiva” è rappresentata da Montauk, classica
nelle intenzioni e insolitamente contemporanea nei risultati, si
appoggia su un tappeto d'archi e una progressione pianistica in
crescendo.
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martedì 5 giugno 2012
Soulsavers: The Light the Dead See
Canta di perdizione Dave Gahan, canta _
ancora una volta _ tutti i suoi demoni, invoca i suoi fantasmi, in
una seduta spiritica accanto a Rich Machin e Ian Glover, i
Soulsavers, stregoni autori di un esercizio ipnotico lungo una
manciata di canzoni. Interpreta un personaggio che ritrova vecchie
paure, un uomo che si aggrappa ora a Dio (Presence of God), ora a una
donna per uscirne indenne, con qualche graffio e una marea di cose da
raccontare. Rispetto al pretenzioso Sound of The Universe, forse
scappato di mano in fase di scrittura ai Depeche Mode, qui non c'è
alcun filler, ma un eterogeneo susseguirsi di umori, lacrime,
speranze, gioia, paure, amore e frustrazione. Produzione impeccabile,
suoni essenziali che all'occorrenza cedono il passo ad elaborati
arrangiamenti orchestrali (La Ribera), lampi di luce, abbagli, attimi
di tregua all'incombente avanzata di oscurità portata in dote dalla
voce di Gahan, qui in grande spolvero e “faro” nella notte
meravigliosa di questo 4 album dei Solsavers. Gospel 2.0 meglio del
90% offerto dal restante panorama del settore in Just Try. Point sur.
Pt1 è un meraviglioso preambolo sinfonico a Take me back home, brano
che ricorda le atmosfere di Exciter dei Depeche. In Bitter Man _ la
terra di mezzo dove frustrazione e ribellione si fondono _ invece si
parla di radici, confusioni, certezze che si infrangono, un brano più
ambizioso e forse meno diretto del singolo The Light the Dead See. La
perfezione? Tonight, pop song ineccepibile e potenziale singolo di
una carriera.
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