Battle Born è un magistrale lavoro
diplomatico: la verve ingenua e strafottente di Hot Fuss, l'epicità
di Sam's Town e (in abbondanza) la rivisitazione dell'elettro pop anni Ottanta che ha
spinto Day And Age, istanze apparentemente inconciliabili, trovano
qui un punto d'incontro definitivo. Il discorso riprende proprio
dall'ultimo Lp dei Killers, uscito ormai 4 anni fa. Battle Born è
una lettera d'amore lunga 50 minuti indirizzata a eroi conclamati_
Springsteen, U2, Cure, Pet Shop Boys, Cars, Depeche Mode, Dire
Straits etc. e prima ancora, una dichiarazione che la band fa a se
stessa. Esercizio _ pregevole _ di vanità, esibizione di uno stile
noto ma nonostante questo efficace e unico nel suo citazionismo
sfacciato. Flowers, autore di un'ottima prova interpretativa, parla ancora di casa:
stavolta però tralascia il non-luogo per eccellenza (la Fabolous Las
Vegas citata nell'esordio solista di Flamingo) e racconta le sue
radici. Prende il deserto del Nevada, prende il motto Battle Born
scritto sulla bandiera dello Stato americano, et voilà l'artwork e il concept
sono fatti. Nelle interviste dicono di faticare ad inquadrare
complessivamente il disco. Che paraculi! Si tratta di un lavoro
d'insieme, un pastiche lungo 12 canzoni che segue percorsi precisi:
la “rivisitazione aggiornata” in forma pop di Springsteen (da
Born In The Usa in avanti), il "kitch" ottantiano e gli omaggi più o meno velati a Knofler
(Heart of a Girl). Rovinato da un filler inutile (Here With Me)
Battle Born si farà ricordare per una manciata di canzoni sopra la
media (A Metter of Time, Miss Atomic Bomb). Su tutte però spicca la
title track.
giovedì 27 settembre 2012
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