domenica 5 febbraio 2012

Negrita: Il giorno delle verità



Grande Drigo, grandi Negrita!

venerdì 3 febbraio 2012

Bruce Springsteen: Nebraska

Nebraska, ovvero la terra di mezzo tra la varietà espressiva di The River e l'enfaticità di Born In The Usa. Cronologicamente è il primo disco in solitaria del Boss, per la prima volta in libera uscita dalla E-Street Band. Nebraska, pubblicato nel 1982, è a conti fatti il fantasma di Tom Joad un decennio prima o l'apertura della trilogia conclusasi con Devils and Dust del 2005. Un disco di purificazione, sincero, schietto, un disco in minore, registrato in presa diretta senza praticamente nessuna aggiunta in fase di produzione e mastering. Secondo alcuni biografi (non autorizzati) il Boss dopo il successo abbagliante di The River avrebbe perso la bussola per qualche tempo: preoccupato per non riuscire a ripetersi dopo il suo ultimo best seller, decise di fare tutto da solo. Registrato con un multitraccia a quattro piste, con chitarra acustica, voce, basso e armonica, Nebraska è sofferto dalla prima all'ultima nota. I concetti, le storie della middle class americana più vera, quella che ha sempre popolato le sue canzoni, arrivano al pubblico con una forza differente, meno “addomesticata” rispetto ad esempio alla title track di Born in The Usa, un brano che per anni è stato clamoroso fraintendimento di massa, con gran parte dell'opinione pubblica che giudicava il pezzo tronfio e troppo patriottico, quando in realtà era una critica feroce all'immaginario mainstream della società statunitense. Atlantic City, di diritto nella top five di Springsteen è da brividi, come del resto tutto il disco nella sua interezza. Imprescindibile per comprendere appieno uno dei più grandi songwriters di sempre. "...Well now everything dies baby that's a fact, But maybe everything that dies someday comes back, Put your makeup on fix your hair up pretty, And meet me tonight in Atlantic City..."