mercoledì 31 dicembre 2008

100!100!100!

Sono a quota 100 post sul blog, e tra poche ore entreremo nel nuovo anno: doppio brindisi allora!

venerdì 26 dicembre 2008

The Killers: Day & Age

The Killers: Day and Age. I giorni e l' età, il tocco che si perde col passare del tempo e la paura della resa: questo è il brano con cui si apre l' ultimo dei Killers: Loosing Touch. Rispetto al passato hanno perso parte dell' epicità dei suoni che impreziosirono il concept album Sam's Town, per abbracciare un tocco tipicamente eighties. Brandon Flowers (the singer) & company riscoprono un certo pop solare, multicromatico, ultracampionato, con abbondanti dosi di tastiere e suoni del genere, le rullate di batteria, i riff, gli effetti, le aperture ipermelodiche. Questo è un album di strofe e cori, efficacissimi, e in questo risiede la sua forza: non aver paura di scrivere canzoni apparentemente leggere, non aver paura di ripescare da un decennio troppo bruscamente archiviato come plasticoso e finto. Spaceman è il perfetto esempio dei tessuti con cui il gruppo ha deciso di confezionare le proprie creazioni. La successiva Joy Ride profuma di mare ed estate, il sax e le percussioni mettono Brandon Flowers al bancone con un cocktail in mano a scrutare l' orizzonte, finto duro, nel tentativo di adescare quante più ragazze possibili. This is your life è il bignamino degli anni 80, con dentro fantasmi di Human League, Talking Heads, Duran Duran, soprattutto dei Cure e in generale, di ogni altro nome vi venga in mente. Sam' s Town parlava con tono epico avvicinandosi per certi aspetti al Bono degli ottanta o all' enfasi springsteeniana, parlava di loosers messicani, ispanici, inglesi in una piccola città tutt' altro che esaltante, dove le poche cose che potevi dare alla tua amata erano la tua pelle e le tue ossa, quindi la tua corporeità, Bones per l' appunto. Nella città di Sam ci si liberava del lusso, non per scelta, ma per obbligo a causa di cristallizzati status sociali dalla nascita, e volenti o nolenti si arrivava all' essenza delle cose, sforzo lodevole. Qui, invece si naviga tra bassi corposi, synt, calypso messicani, spruzzatine d' arpa qua e la, accenni lontani di archi. Merito ai Killers dunque, per aver condensato il meglio di un non-genere ed avercelo riproposto nella loro versione: melodica, spensierata e di gran classe. Questo non è un disco moscio, senza spina dorsale, l' unica pecca che posso muovere al gruppo riguarda l' omissione dal booklet del cd dei testi, tutt' altro che banali. Se oggi un epigono di Raf, canticchiando, mi chiedesse: "cosa resterà di questi anni 2000?"
Di certo risponderei che esistono loro, The Killers.

giovedì 25 dicembre 2008

The Killers: Don' t Shoot Me Santa

martedì 23 dicembre 2008

Eddie Vedder: un eroe americano

Oggi compie gli anni Eddie Vedder, cantante, frontman e chitarrista dei Pearl Jam.
Un eroe. La sindone sulla sua maglietta trasuda rock n roll ed energia da far paura. Se avete pazienza e non stoppate il video potrete godervi l' inusuale abbraccio alla folla adorante...

lunedì 22 dicembre 2008

Samba, flash e panettoni

Un Milan sontuoso travolge l' Udinese e accoglie Beckham. Se la Samba di Kakà e Pato da il buon umore e produce fragorosi consensi tra gli adepti rossoneri, l' ingresso dell' altisonante suddito della regina e del glamour non ha infiammato come previsto, nonostante il rumore di questi giorni. Parlo di rumore mediatico ovviamente, visto il personaggio in questione capace, suo malgrado, di assist perfetti per scettici e disfattisti, i quali, si sa, vanno a nozze con frasi e titoli della serie "molto rumore per nulla". Speriamo si sbaglino. Fa comunque sorridere l' attenzione data al personaggio da una parte, e dall' altra appare strano come i detrattori abbiano memoria corta di quanto fatto da Beckham prima a Manchester e poi nei Galacticos. Certo, gli anni sono altri, i tornei sono altri, ma stiamo parlando di un assoluto professionista, meticoloso e preciso, e vista la penuria di centrocampisti a disposizione del sornione Carletto, averne uno in più non farà certo difetto. Al suo ingresso in campo (anzi, sulla passerella visto l' attitudine modaiola, il lupo perde il pelo ma non il vizio) ha trovato due bambini cui dare la propria maglia, nell' attesa di un' ovazione mai prodotta, di un applauso mai partito nei suoi confronti. Un po' come la trombetta stonata di carnevale... quel mondo lì. Do you know what I mean? Infatti, il catino di San Siro è stato piuttosto freddino, se vogliamo scettico nei suoi riguardi, proprio come una madre bigotta potrebbe esserlo nell' accogliere la relazione tra sua figlia e Pete Doherty, certo non uno stinco di santo.

Al di la di speculazioni ed altro, vorrei piazzar li una panoramica generale della giornata. La cinquina rifilata ai friulani di Marino è stata una passeggiata sopra le macerie di una iniziale pretendente allo scudetto. La realtà dei fatti vede al momento distanti sia noi rossoneri (9 punti hanno comunque peso) sia loro ( altro che 9 però). Il diavolo rivive lo stesso leiv motiv dello scorso finale di stagione: ovvero è ancora incalzato dalla Fiorentina, mai così squadra, ora che Prandelli ha a disposizione un Montolivo finalmente sicuro, finalmente deciso, valido grimaldello assieme a Mutu e Gilardino per tutti i compagni. La Roma che prepotentemente stava risalendo la china, rischia un rientro traumatico visto l' infortunio di Totti, e a Catania vecchie ruggini hanno _per l' ennesima volta_ offerto uno spettacolo francamente squallido. I gobbi fanno veramente paura, sempre la solita squadra rocciosa, assieme all' Inter le più unite a livello di spogliatoio. E Vieri, il mitico Bobone slavattone che va in gol tignoso, mai domo, vogliamo forse tralasciarlo?

Lo special one vince e di certo il suo panettone sarà il più gustoso tra tutti quelli dei colleghi( per il semplice piacere della polemica fine a se stessa ai cuggini: che sia di cartone, polistirolo, plastilina il vostro panettone?) Va detto che se i morattiani hanno la miglior difesa e il miglior attacco di tutta la serie A beh, questo vorrà pur dire qualcosa. Noi ci siamo tolti qualche sassolino dalla scarpa, peccato per la sosta. Dopo i panettoni e i brindisi la preparazione del Milan parte dal Qatar, per metter nelle gambe le risorse necessarie a conseguire gli obbiettivi prefissati. E per evitare grigie serate di Uefa trasmesse su canali porno prestati al calcio per un paio d' ore. Anche se, su sfottò del genere, i Bar Sport di tutto il mondo ci campano da una vita, ed il bello è proprio questo...





domenica 21 dicembre 2008

Guns n roses: The Illusion of Democracy

Use Your Illusion non era solo il titolo dell' ultima prova in studio firmata Guns n roses, ben altro. Quelle tre parole sulla bocca di milioni di rocker in tutto il mondo hanno mantenuto fede ai loro rispettivi significati. Use Your Illusion: usa la tua personale, apocrifa versione di come sono andate le cose, l' ascesa, il successo e il black out. What is and what should never be. La mappa che ci ha lasciato l' ultima band veramente assetata di distruzione, successo, droghe e donne ha i contorni sfilacciati e bruciati. L' ardore e la furia insensata, la passione per la musica e la vita e gli spergiuri a queste due permalose dame, hanno reso tutto maggiormente complicato. Dopo che l' appetite for destruction è stato placato, cosa rimane? Il rock si è trovato improvvisamente orfano di uno degli ultimi templari, uno dei pochi che ne conoscevano il segreto. L' illusione rimasta è stata il più forte esempio di attaccamento, sbigottimento e di rumore da parte di milioni di fans, a cui è stato risposto con un silenzio, interrotto molto sporadicamente dai balbettii di comunicati stampa volutamente schivi ed evasivi. Come chi ha orchestrato l' opera, complimenti al direttore di scena dunque... William Axl Rose, regista onnipotente e fragilissimo al tempo stesso. Ogni fans, ogni detrattore ha fatto i conti con la sua personalissima Illusion, mentre lui si gingillava a guardare il corso degli eventi trovava la risposta a tutto: secondo un preciso, folle e ardito piano. Nient' altro che una meravigliosa megalomania amplificata da suoni e canzoni troppo annunciate, famose solo per presunti titoli, diventate il futuro della musica senza ancora essere state udite da nessun suddito del Re Lear. E' stato tutto un bluff, scommetto che è andato secondo i piani... che abbia previsto tutto, assecondando il suo genio instabile e capriccioso, spandendo oltre ragione un ego complesso e poliedrico, sbilanciato tra rabbia e sensibilità straordinaria sembra quasi ovvio. L' interrogativa atmosfera di suspance che apre Sorry ci porta alle conclusioni dell' intera lunghissima farsa, progenitrice dei moderni reality, banalizzazione per alcuni di una persona in affanno con i propri demoni, ma capace di domarli per pochi e brevi istanti, sparsi lungo 15 anni(o chi lo sa, forse anche di più, ma è tutto sfocato); mentre per altri solo una preziosa illusione. Il talento si riaffacciava per attimi, ad ogni modo importanti, per confezionare il libretto di una meravigliosa pièce teatrale. Axl è stato metodico nel preparare le scenografie, la fotografia è perfetta per ogni atto dell' opera: una traccia è floydiana, e dopo pochi secondi capisci che la chitarra suona seguendo le vibrazioni che l' acqua ha fatto in una pozzanghera dopo essere stata affrontata da un passo distratto, affrettato o non curante. Gli episodi si susseguono, mai banali, vissuti e depurati dalle ingenuità, complice lo svezzamento di un finissimo lavoro in studio. Molti cortigiani apprezzeranno altri capitoli, il legame col passato del gruppo e dell' america che in Madagascar, complice la voce potente e infinita di Martin Luther King, si sprigiona nella sua pienezza. Catcher in the Rye è la virtù dei forti, con una lungimiranza pazzesca, la sublimazione della merda attraverso suoni meravigliosi. There was a time rievoca il passato del Re Axl, quando pretendente al trono, scorrazzava per il regno del Sunset boulevard di LA, guidando al tramonto. This I love è un sovrano in una corte vuota e sporca, dilaniato dalla solitudine e dai suoi fantasmi. Il resto è rock n roll sofferto, solare, energico e vitale, vincente e menzoniero. Coerente con l' illusione di chiunque voglia fare i conti con questa musica.
A ciascuno il suo atto. Ogni cortigiano sarà libero di scegliersi la propria illusione ed anche la propria verità.

giovedì 18 dicembre 2008

L' unione fa la forza

L' evoluzione della specie, una metamorfosi, l' open source e la biforcazione di un idea, elevata al quadrato. Chi l' ha detto che ad un bivio dobbiamo per forza scegliere quale strada percorrere? Possiamo benissimo prenderle entrambe! Miracoli della tecnologia e del taglia e cuci su misura della musica: il mash up, ovvero l' unione di due o più canzoni diverse montate assieme. Il risultato di norma colpisce, infatti si snatura l' impatto usuale dei pezzi (purché l abbondanza di stimoli, e di contributi tra i più disparati, non finisca per frastornare le idee del malcapitato ascoltatore). Quindi se avete una mezz' oretta da buttar via vi invito a giocherellare un po' con certe rivisitazioni. In principio fu Boulevard of broken songs ad aprire i giochi, unendo anthem come Wonderwall (Oasis) e Boulevard of broken dreams (Green Day), con guests come Travis ed Aerosmith. Consiglio un ascolto, fate partire il video qua sotto già che ci siete...
I kissed a banquet http://www.youtube.com/watch?v=-1CrMBpDU38 è il meticcio sonoro che preferisco, matrimonio azzeccato tra l' hit dei Bloc Party e il recente tormentone finto scandaloso ("mamma mia che paura fa sta ragazzaccia teribbile") di kate Perry. L' americana da mesi ci rammenta di aver apprezzato una collega del gentil sesso, mobbasta però, abbiam capito. Altro mash up da ascoltare, ma qui scopro l' acqua calda, è quello tra Linkin Park e Jay Z con Numb Encore. Il piedino si muove quando parte l' ibrido Fat boy slim plus Jacksons5 http://www.youtube.com/watch?v=OWIQZj0v4L8, che ne dite? Alcuni titoloi transgenici fanno sorridere, artefatti e plastici come mandaranci a luglio, sto parlando ad esempio di Whole lotta Sabbath. Pessimo Prankster Rock n roll (almeno con i super classici un attimo di cautela... leggasi maneggiare con cura!). Che dire? Ho buttato lì qualche idea, vedete cosa vi salta fuori e in che mash up_ sembrano quasi infiniti- capitate!
Bye

martedì 16 dicembre 2008

The Cure 4:13 Dream

In un centro commerciale deserto trovo l' ultimo dei Cure, prima a 15, 90 (si può fare), partendo dal presupposto che sganciare 20 euri per un ciddì al giorno d' oggi è una follia. Dunque, sto per acquistarlo, do un' altra fugace occhiata ai nuovi arrivi e vedo che tra i vinili c'è The Cosmos Rocks: il lavoro dei Queen con Paul Rodgers (ex singer di Free e dei Bad Company). No grazie. Niente snobismo, per carita, però non me l' accollo. C'è anche l' ultimo dei Kaiser Chiefs, ma il singolo appena proposto, tale Never Miss a Beat stanca, quindi nonostante l' illuminata produzione a nome Mark Ronson glisso. Allo stesso modo dileguommi dai Killers, discorso musicale che volevo approfondire, ma aihmè con l' ultimo album, non con Sawdust del 2007. Mi tentano e parecchio gli AC/DC e soprattutto, gli Stereophonics con la raccolta A Decade In The Sun. Dei gallesi ho praticamente tutto, ma la comodità della tracklist con er mejjo a distanza ravvicinata mi ha fatto vacillare. Fermo restando che in tempi di vacche magre tocca fare scelte, scelgo: vada per il sogno di Smith e della sua combriccola, nuovamente arricchita dagli arpeggi chitarristici di Porl Thompson, suo cognato, per davvero ( nel frattempo in un altro scaffale lo trovo già a 13 euro, miracoli della deflazioni e abbondanza di etichettone gialle).


Si parlava di blocco dello scrittore, diversi magazine davano Robert Smith a corto d' idee, accartocciato su se stesso, manierista e autoreferenziale. Niente di più lontano dal vero. Solo illazioni. A partire dalla trovata di pubblicare 4 singoli anticipatori dell' album (uno al mese, tutti il 13). E sempre parlando di anteprime, bisogna ammettere che The Only One per quanto fresca e accattivante, sa di già sentito: la trama su cui è imbastita vorrebbe essere la stessa della seta, però a conti fatti abbiamo a che fare con l' artificialità del polyestère; gli altri singoli, invece sono meritevoli: Sleep when I'm dead col cantato strafottente e irritante, risale addirittura agli esordi del gruppo, e anche per questo profuma di new wave e darkitudine. The Perfect Boy merita, buona in tutte le sue parti, strofa- ritornello - ponte. Vale soprattutto Freakshow nella sola versione possibile, quella di 4:13 Dream. Quindi senza considerare lo scempio dell' omonimo remix. E a proposito di rivisitazioni, bisogna dire che la peggiore pubblicità che stata fatta all' album ha il nome di Hypnagogic States Ep: 4 pezzi del nuovo lavoro remixati da cialtroni americani che hanno truzzato e violentato l' anima dei brani originali. Sinceramente se prestassi un disco e mi tornasse indietro nella sua versione biodegradabile mi incaccierei come una faina a digiuno da giorni, schiumante rabbia. In puroRage Against The Machine style!!! I Cure avranno semplicemente scrollato le spalle , visto che comunque il ricavato dell' Ep ha finanziato la Croce Rossa americana. Torniamo a noi, Underneath the Stars è la meno immediata e assieme a The Scream costituisce l' ossatura dark del disco, peraltro molto chitarroso. E' eccellente lo stato di grazia della formazione: da tempo non erano così in palla.


Proprio perché nei sogni tutto è possibile, per esempio abitare in California, essere fidanzati con Belen Rodriguez o guidare una cabrio sulla Route 66, allo stesso modo è verosimile (molto di più a onor del vero) che i Cure eseguano la rokkeggiante It’s over suonando come i Pearl Jam bulimici di wah wah: grunge melodico d’ alta scuola. La mia canzone preferita? Siren Song, anche se mentre scrivo questa rece do it yourself sono solamente al primo ascolto e con la voglia di approfondire ulteriormente… Listen and repeat! Questo, vista l’ enorme mole di ciofeche che propongono le major al giorno d’ oggi è una buona cosa. Piacevole, onirica visione d’ arte in chiaroscuro.


Vivisezione di un sogno in 13 parti

lunedì 15 dicembre 2008

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Piove da giorni ormai, ininterrottamente; non riusciamo a dribblare questo lunghissimi e intransigenti giorni di dicembre. Piovono scarpe addosso a presidenti che hanno fatto piovere per troppo tempo sull' anima della gente, non hanno fermato i nuvoloni neri, in realtà hanno mentito tutti. Ma chi potrebbe riuscirci, chi ce l' avrebbe fatta? Piove anche sulle bandiere che diventano sempre più pesanti e abbassano la testa, stanche e sbiadite non si curano di nulla, da tempo. Piovono giudizi e si puntano le dita, si affilano le armi, rifiniscono le unghie che grattano l' argento da cartoncini truccati, però sono chiuse le corti dei miracoli oggi. Lanciamo pietre nonostante nessuno sia vergine dai peccati e quindi dovremmo lasciarle a terra, e invece querele e querelle, litigi, malumori. Vola champagne dopo una vittoria, brindisi e congratulazioni, paragoni scomodi, lodi che diventano specchietti per le allodole.
Piovono post inutili come questo e inondano la rete, prima di evaporare, come tutto il resto.


domenica 14 dicembre 2008

I sondaggioni

Questi giorni dell' anno sono sempre pregni di sondaggioni e bilanci riguardo gli ultimi mesi di musica; Rolling Stone America ne ha promosso uno circa le 10 migliori copertine dell' anno ormai prossimo al pensionamento. Megadomandona: non me ne vogliano i fan dei Tallica, ma la copertina di Death Magnetic non è sta cima assoluta, personalmente avrei visto bene nella classifica la cover di Forth ( dei Verve, presente sul blog in un post di agosto).
Per dovizia di particolari inserisco almeno il podio

10 Top Album Covers Of 2008

10: Of Montreal, Skeletal Lamping
09: Oasis, Dig Out Your Soul
08: The Raconteurs, Consolers of the Lonely
07: Death Cab For Cutie, Narrow Stairs
06: Nine Inch Nails, The Slip
05: Coldplay, Viva la Vida
04: Metallica, Death Magnetic
03: Fleet Foxes, Fleet Foxes
02: The Mars Volta, Bedlam In Goliath
01The Killers, Day & Age

sabato 13 dicembre 2008

Si può (ri)fare!!!

Finalmente ho internet.

lunedì 8 dicembre 2008

Niente mosche su John

Quell' otto dicembre non doveva succedere. Assolutamente no.

sabato 6 dicembre 2008

A Long December

A long december and theres reason to believe
Maybe this year will be better than the last
I cant remember the last thing that you said as you were leaven
Now the days go by so fast

And its one more day up in the canyons
And its one more night in hollywood
If you think that I could be forgiven...i wish you would

The smell of hospitals in winter
And the feeling that its all a lot of oysters, but no pearls
All at once you look across a crowded room
To see the way that light attaches to a girl

And its one more day up in the canyons
And its one more night in hollywood
If you think you might come to california...i think you should

Drove up to hillside manor sometime after two a.m.
And talked a little while about the year
I guess the winter makes you laugh a little slower,
Makes you talk a little lower about the things you could not show her

And its been a long december and theres reason to believe
Maybe this year will be better than the last
I cant remember all the times I tried to tell my myself
To hold on to these moments as they pass

And its one more day up in the canyon
And its one more night in hollywood
Its been so long since Ive seen the ocean...I guess I should

A Lond December
è un brano dei Counting Crows, eccezziuonale gruppo americano autore di gemme come August And everything after oppure this Desert Life. Nel link del post c'è il relativo video _impreziosito dalla partecipazione di Courney Cox, la bella Monica di Friends. Credo che da sola, la frase scritta in grassetto valga il prezzo del biglietto, ognuno l' interpreti come vuole...
http://it.youtube.com/watch?v=PNF1a-ZG1uc
Ps:l' etichetta per questo post rientra formalmente nella categoria pensieri, pur essendo altrui.