domenica 30 agosto 2009

Tales from the middle of nowhere 29/08/09

-Sul perchè dell'abbandono di Noel-
Carissimi, è col cuore pesante e una faccia triste che vi ho detto questo stamane. La sera del venerdì 28 Agosto, sono stato costretto a lasciare il gruppo rock'n roll pop Oasis. I dettagli non sono importanti e sarebbero troppi da elencare. Ma credo che abbiate il diritto di sapere che il livello delle violente intimidazioni verbali rivolte verso me, la mia famiglia, e i miei amici sono diventate intollerabili. E la mancanza di supporto e comprensione da parte del mio management, dal resto della band, non mi hanno lasciato altra possiblità se non quella di "andare via" (modo di dire tradotto liberamente).
Vorrei, prima di tutto, offrire le mie scuse a quei ragazzi a Parigi che hanno pagato e aspettato tutto il giorno per vederci solo per venire ancora una volta delusi dalla band.
Le scuse probabilmente non sono sufficienti, lo so, ma sono dispiaciuto, è tutto ciò che sento.
Restando in argomento, vorrei dire al tutte le brave persone del V Festival che questo discorso vale anche per loro. Inoltre, posso soltanto ancora scusarmi - anche se non so perchè, perchè ciò che è successo non era un problema solo mio. Io ero pronto e preparato ad essere brillante. Ahimè, altre persone del gruppo (n.b. Noel usa parole diverse per differenziare la Band da tutti quelli che stanno "dietro gli Oasis") non erano a quell'altezza.
Infine vorrei ringraziare tutti i fan degli Oasis del mondo. Gli ultimi 18 anni sono stati veramente, veramente fantastici (e odio questa parola, ma oggi è la prima volta che la considero appropriata). E' stato un sogno (rif. Oasis) diventato realtà . Porterò con me questi ricordi gloriosi. Ora, se potete scusarmi, ho una famiglia e una squadra di calcio da accudire.

Ci vedremo da qualche parte lungo la strada. Sarà un fottuto piacere.



Thanks very much.
NG.

Fonte: upinthesite.com

sabato 29 agosto 2009

Fade away



Ad agosto ci sono stati decisamente troppi scioglimenti per i miei gusti. Porca puttana.

giovedì 27 agosto 2009

The Big Pink

The Crying lighting è il lifting che serviva agli Artic Monkeys di Alex Turner. Ben fatto, il giudizio vale anche per il video... sperando che l'album abbia lo stesso gusto del pezzo apripista. Tori Amos una manciata di lustri addietro si chiedeva, in un disco meraviglioso, cosa ci fosse Under The Pink. A quella domanda ha trovato risposta, peccato per le certezze perse con successivi dischi di maniera.Rimanendo in tema di rosa The Big Pink è il nome di un gruppo inglese e meritano per davvero. A differenza di molte altre next big e tutte ste paccate qua non mi sento di smerdarli subito. Piuttosto ascolto i suoni, sepolti sotto varie sfumature di rosa le canzoni danno un senso a immagini fredde e particolari. Un'apnea in acque buie per poi riemergere sollevati e respirare a pieni polmoni lo schifo libero nell'atmosfera. La loro Dominoes è un super pezzo. Anche se ignorante, non mi frega niente.

lunedì 24 agosto 2009

200



Con questo siamo a 200 post pubblicati su The Raconteur, attivo da oltre un anno. Spero che il blog piaccia almeno quanto il video allegato. Per la cifra tonda ho scelto una delle migliori canzoni di sempre nella mia (e non solo of course!) personalissima playlist. Spiace solo che i Verve si siano sciolti per la terza volta (evvai di tiraemolla)... but tomorrow never knows. Il microfono sul cuore, chapeau! God bless you

venerdì 21 agosto 2009

The Zutons:You can do anything

-Ripescaggio-
L' altro giorno su K rock ho avuto modo di ascoltare un pezzo di un gruppo "nuovo" _tutto sommato sono sulla scena da pochi anni_anche se, essendo inglesi per la stampa d' oltremanica potrebbero essere pachidermi in età senile avanzata, visto che il primo lavoro ha visto la luce nel 2001.

Dunque, premetto che con gli infiniti ammenicoli tecnologici di cui disponiamo è molto facile reperire musiche nuove, diverse e non è affatto impossibile redarre una mappatura di una larga fetta di band indie al giorno d' oggi. Di solito, questi gruppi additati come salvatori della musica, come messia omniscenti, i sublimi conoscitori dell' essenza più intima, sincera e profonda della musica sono dei pacchi. Poche storie. Altre volte invece, valgono qualcosa, per lo meno un distratto ascolto estivo. Difetto: molto spesso hanno solo quello specifico suono: esempio lampante gli Artic Monkeys, gli ultimi The Coral (quelli di Roots & Echoes), o i The Rascals di Miles Keane(ovvero l' altra metà del cielo del progetto Last Shadow Puppets) piacevolissimo divertissement retrò, di gusto e classe à la Burt Bacharach e vera punta di un movimento che attinge a piene mani da sonorità sixties.

Lontano da queste coordinate si muovono i The Zutons. Tralasciando la S finale, che fa figo in britannia, loro terra d' origine, si differenziano da tutto per la solarità delle composizioni, sporcate in uguale misure da pop rock e soul e con evidenti richiami alla tradizione Brit. Il ventaglio di possibilità della formazione si amplia maggiormente grazie alla bellissima Abi Reading al sax (mi sono innamorato.... non ci sono storie, mi ha stregato, lei è Jennifer Aniston giovane, sexy, grintosa... va beh, stacco la spina, in questo post si parla di musica) ed anche ai cori. L' ultimo album licenziato dai The Zutons è stato You can do anything ed è stato prodotto da George Drakulakis, già produttore dei primi due album dei Balck Crowes, parlo di Shake your money maker e di The Southern armony and musical companion. Con il suo ingresso in cabina di regia si intravede un tentativo, abbastanza riuscito, di mescolare il proprio background con quello della tradizione sudista a stelle e strisce. La copertina dell' album è tutta un programma, nel deserto si staglia questa enorme Z simbolo del gruppo che la circonda, ed essendo d' acciaio la luce del sole si sbatte sulle sue pareti dando ulteriore lustro al trade mark della band. Vogliono forse suggerirci che in mezzo a un deserto la z più luminosa è la loro?

domenica 16 agosto 2009

Tormentoni e Affini

Sono stato clamorosamente smentito, dichiarando con la stessa lungimiranza musicale che potrebbe avere un fan dei Tokio Hotel (a proposito dove sono finiti quei muppet?), il possibile tormentone estivo.
La profezia era ricaduta sui The Virgins, e la loro Rich Girls (vedi post del 14 maggio); ebbene dopo qualche giorno on hair sulle radio nazionali sono spariti. Nada. Piano piano si è fatta strada Lily Allen con l'orecchiabile The Fear (bisogna ammetterlo, seppur detestabile, stavolta la cantante ha fatto una bella canzone). Poi Lala Song di Bob Sinclair, credo il dee jay più sopravvalutato del secolo... tant'è. Quest'estate _ parlo per esperienza personale_ succedono cose inaspettate, e nel suo piccolo anche l'insignificante argomento del post ci ha messo del suo. Ecco allora sul gradino più alto del podio, almeno da un punto di vista qualitativo, i Gossip guidati dalla carismatica Beth Ditto con Heavy Cross. Per quest'anno _Marco Carta a parte_ abbiamo salvato il culo, niente mambo nr.5. Thank God.

giovedì 13 agosto 2009

Oasis: Champage Supernova


How many special people change...

domenica 9 agosto 2009

Dave Matthews Band:Big Whiskey and the Groogrux king

Certe volte siamo abbastanza disamericanizzati, anche se non lo crediamo abbiamo ancora molti anticorpi che ci proteggono da innumerevoli proposte, trend culturali, mode del momento made in USA. A volte è un bene, altre nient'affatto. Qui è un peccato, perchè ci perdiamo produzioni di pregio. I dischi di Dave Matthews in Europa hanno un low profile pazzesco, per quanto interessanti, strutturati e ricchi di jam bellissime non fanno presa sulla gente. Almeno non ai livelli degli americani che in 33 milioni suppergiù hanno deciso di prendere i suoi LP. Recentemente ne è uscito un'altro, l'ottavo (senza contare gli innumerevolo live, che lo vedono per numero di pubblicazioni secondo, un gradino sotto agli incontenibili e strabordanti Pearl Jam) in bilico tra lo Sting solista e Counting Crows.
I nomi li ho fatti tanto per essere brutale con paragoni che potrebbero dar fastidio ai fan della band; a ben vedere questa considerazione vale per qualsiasi gruppo in generale. I fan adoranti mal sopportano l'onta del paragone, lo sbeffeggio del confronto con il resto del mondo, per forza di cose in errore e in difetto rispetto agli idolatrati: "lui/loro non assomiglia/no a nessuno, quel sound è unico, non puoi paragonarli dai!".
Personalmente mi sono buttato sull'album incuriosito dallo spendido artwork del libretto, ricco di disegni meravigliosi fatti da Dave in onore dello scomparso Le Roy Moore _ cui è dedicato il lavoro_ membro della band morto un anno fa in seguito alle complicazioni per un incidente. Parlando di testi, il classico ottimismo di Matthews lascia spazio a domande incerte e traballanti (Lying in the hands of God). La musica è fresca e leggera, niente da dire sulla produzione di Rob Cavallo, l'unico appunto è per la durata totale ( forse eccessiva), con 2 o 3 brani in meno l'ascolto ne avrebbe sicuramente guadagnato. In mezzo a pezzi veloci e ricchi di suoni, cambi di tempo e strumenti diversi (banjo, violino, fiati...) c'è anche una perla: si chiama Baby Blue. Buon ascolto.

giovedì 6 agosto 2009

Randy Pausch: the last lecture



Randy Pausch era professore di informatica, interazione umano-computer e design presso la Carnegie Mellon University (CMU) di Pittsburgh, Pennsylvania.
Nel settembre 2006, gli è stato diagnosticato un cancro del pancreas metastatizzato. Sottoposto ad intervento chirurgico palliativo e chemioterapia, è rimasto attivo e vigoroso fino alla fine del 2007. Pausch ha tenuto la sua ultima lezione pubblica, la "Last Lecture" intitolata "Realizzate i Vostri Sogni d'Infanzia" ("Really Achieving Your Childhood Dreams"), presso la Carnegie Mellon University il 18 settembre 2007. Pausch ha tenuto la sua "Last Lecture" in seguito ad una serie di lezioni in cui prestigiosi accademici hanno dibattuto sul tema di un ipotetico "esposto finale" sulla base della precisa domanda "quale massima provereste a comunicare al mondo se sapeste di avere un'ultima possibilità di farlo?". Prima di parlare, Pausch ha ricevuto una lunga standing ovation da una platea di oltre 400 persone tra colleghi e studenti. Quando, invitando il pubblico a sedersi, ha scherzato "Fatemeli guadagnare" (questi applausi), qualcuno tra la folla gli ha risposto urlando "L'hai già fatto!".
Durante la lezione, Pausch è stato ottimista e divertente, alternando battute ironiche a prospettive su informatica ed ingegneria e dimostrando efficacemente come mantenere collaborazioni multidisciplinari, lavorare in gruppo ed interagire con altre persone, offrire ispirate lezioni di vita ed essere brillanti nelle esposizioni.

Fonte: wikipedia.it

Semplicemente straordinario.

sabato 1 agosto 2009

The Animals live@Casalmaggiore

Assieme alla sua band, gli Animals, era nello stesso giro di gente come Rolling Stones e Beatles, e più in generale dei gruppi della Swinging London che hanno dato vita alla British Invasion,una rivoluzione in musica durante gli anni 60. Era nel cast del festival rock del 1967 a Monterey, assieme a Jimy Hendrix, Brian Jones , The Who. La leggenda in questione è Eric Burdon, sbarcato al Casalmaggiore Music Festival assieme all'ultima incarnazione dei suoi Animals, dopo svariati addii e ritorni dei componenti storici della band. Con credenziali di questo genere, la risposta del pubblico, accorso numeroso, è stata significativa a giudicare dalle centinaia di biglietti venduti per la data casalasca. Salito sul palco con quaranta minuti di ritardo, Burdon ha ricordato ai presenti la sua caratura indiscussa di icona del rithm'n blues con un'esibizione trascinante: laddove la voce faticava ad arrivare ci ha pensato l'esperienza con cui ha adottato escamotages per risultare ancora credibile nel riproporre, per l'ennesima volta, il mito che fu. Un mito nato da House of the new rising sun, marchio di fabbrica della band, suonata con arrangiamenti nuovi e sicuramente più attuali così come San Francisco nights, It's my life e Don't let me be misunderstood, ennesima hit che ha scatenato i presenti, stupiti dal magnetismo del cantante inglese. C'è stato il tempo per omaggiare anche gli Stones con Paint it black. In mezzo i bis, e una serata da ricordare a lungo, magari non per Burdon e i suoi Animals da decenni sui palchi di mezzo mondo , ma per il pubblico sicuramente memorabile.



Ps: Nemmeno l'afa della data casalasca ha fermato Burdon, che dopo soli 15 min di ossigeno nel backstage è ritornato bello arzillo per i bis...Rock style!