giovedì 31 dicembre 2009

The Best of 2009

Per celebrare il meglio del 2009, in redazione abbiamo fatto il classico giochino delle classifiche finali, il bilancio di un anno in musica, elemento immancabile per ogni giornale o rubrica che si rispetti. Questa è la mia versione dei fatti. Buon 2010!!!
Stay Young and Invincible!
1) Kasabian
West ryder pauper lunatic asylum
Underdog
2)Manic Street Preachers
Journal for plague lovers
Facing page: top left
3)Yeah Yeah Yeahs
It's blitz
Skeletrons
4)Pearl Jam
Backspacer
Supersonic
5)Wilco
Wilco (The album)
Wilco (The Song)
6)The Black Crowes
Before the frost
I ain't hiding
7)Muse
The resistance
Exogenesis symphony (part.2)
http://www.youtube.com/watch?v=UgbAV61Swu8
8)Jack Penate
Everything is new
Tonight's today
9) Franz Ferdinand
Tonight
No you girls
10) Eagles of Death Metal
Heart on
Wanna Be in L.A.
http://www.youtube.com/watch?v=xj3kTdx1QBw

domenica 27 dicembre 2009

Sweethead

Dai Queens of the stone age parte un nuovo side project. Alla notizia non ho gridato al miracolo, mentre, mea culpa, all'ascolto dell'lp mi sono ricreduto. Stavolta non centra il prezzemolino Joshua Homme ma il chitarrista delle regine Troy Van Leuween. Manca l'altro onnipresente Lanegan, che però si manifesta indirettamente "prestando" all'elegante rocker californiano, Eddie Nappi (con un passato da calciatore nel Genoa)e Norm Block, due musicisti della sua band. Stoner, punk, sporcato di blues, e all'occorrenza di una vaga attitudine pop che si sposa perfettamente con la voce e l'immagine di Serrina Sims. Bionda, bellissima, e soprattutto capace con la forza del suo cantato, sempre misurato e intelligente, di mettere quel qualcosa in più, rendendo gli episodi del disco meno scontati del previsto. Quel nonsocchè appunto che le spianerà la carriera nel mondo dell'alternative. Il sound dell'album è all'occorrenza "ostico" e impegnativo, oppure più aperto: ecco allora The Great Disruptors, splendida traccia che da un idea di come suonerebbero i Garbage se fossero meno patinati. Oppure le Hole di Courtney Love, troppo occupata a complicarsi la vita per accorgersi che il chitarrista delle regine ha tirato fuori dal cilindro una collega che potrebbe soffiarle il posto nel cuore di molti fans alla ricerca di donne incazzate (facili da trovare) ma che suonino in un gruppo rock e cantino belle canzoni (un po meno facile, non trovate?). Tourned our backs sembra uscire dal debutto degli Yeah Yeah Yeahs. Mica male per essere solo un passatempo.

venerdì 25 dicembre 2009

Di cuore.

Cara vicina di casa, ti auguro buon natale. Voglio regalarti qualche piccolo consiglio per smarcarti un attimo da Last Christmas degli Wham... E comunque, Dio benedica gli Wham per averti fatto togliere dallo stereo Madonna e Cindy Lauper. A proposito delle tue vecchie frequentazioni musicali, sappi che tutto il pianerottolo ti sta vicino, e capiamo la nostalgia delle cotonature, oggi troppo impossibili e ardite per la tua silouette. Quindi ascolta pure la musica a tutto volume se ti fa stare meglio, se ti sembra meno lontana la tua ggiovinezza. Guarda, se vuoi ti presto anche il mio Marshall per spingere di più su Material Girl. Tornando a Last Christmas, niente in contrario, il pezzo di George Michael è bello e iconografico però lo dovremo sentire tutt'oggi... capisci??? Avremo abbondantemente modo, stanne certa. Per questo _simpatica schizoide di pianerottolo_ ti invito ad ascoltare altro, ad esempio la gracchiante voce di Bob Dylan nel suo cd di classici natalizi (nella foto la bella cover dell'album), oppure If on a winter's night, colto lavoro di introspezione e ricerca sull'inverno di Sting. Se desideri buttarti su qualcosa di ardito _so che non lo farai_ fai partire il video qui sotto. Anche l'usurata Jingle Bells può riservare sorprese se a cantarla ci sono i Crash Test Dummies di Brad Roberts.
I wish you the best.


mercoledì 23 dicembre 2009

Who fells love?

Now you understand that this is not the promised land they spoke out...

sabato 19 dicembre 2009

John Frusciante è uscito dal gruppo.


Si è reso conto che la tranquillità, la calma dello spirito è solo una parentesi, per quanto suadente quel riff non potrà continuare all'infinito. Grazie comunque John.

giovedì 17 dicembre 2009

Julian Casablancas: Phrazes for the young

Casablancas l'ha sempre fatta franca, prima con gli Strokes, cult band di questi anni zero, plasmata dal suono dei Velvet Underground e ora da solo. Da quasi l'impressione di essere capitato per caso davanti a un microfono il buon Julian, che tra uno sbadiglio e l'altro, tra una session e l'altra è riuscito a vendere milioni di album e a lasciarsi ricordare per pezzi incendiari come Last nite. Complimenti a lui dunque, osannato a prescindere. Dopo la diaspora seguente a First impressions of heart gli Strokes sono andati in pausa occupati da dischi solisti più o meno riusciti. Questo è quello pompato di più dalla label, forse non del tutto a sproposito. Manca un po il tiro, qualche chitarra che latita, ma allora staremmo parlando di brani apocrifi firmati Strokes. Quindi accogliamo con sollievo la piacevole _a dispetto del titolo_ 4 chords of the apocalypse, sghembo gospel indie. Il singolo apripista, 11th dimension sembrava la carta giusta per smarcarsi dal clichè con un uso intelligente dell'elettronica, al servizio di un risultato complessivo che alterna, sprazzi di genialità a qualche momento di noia. Peccato, perchè le premesse per farsi ricordare c'erano tutte. Tourist chiede e ottiene soccorso prima dall' elettronica e poi da un bell'arrangaimento di fiati, mentre Glass, è ben confezionata, arricchita da un buon lavoro di produzione . Ludlow Street, barcollante nell'incedere unisce note di banjo a campionatori furbetti. Tre stelle ci possono stare vah.
Gli è andata bene un'altra volta.

mercoledì 16 dicembre 2009

Pretty Green


Alcune cose mi sembrano un attimo anonime, altre invece sono incredibilmente" stilose. I cappotti ad esempio. E il parka, ad averci la personalità ci fai la tua porca figura... Poi de gustibus bla bla... comunque, Ourkid si sa vestire e vendere molto bene. Anche se... vuoi mettere il dvd di There&Then, quando indossava la tuta della Umbro? Ps: in sottofondo Entangled un pezzo di The Yellow Moon Band. Quality.

domenica 13 dicembre 2009

Litfiba!

Reunion. E tanti euri sonanti che girano velocemente. E allora? Visto che ormai _ahinoi_ il nichilismo si è impossessato delle nostre anime tanto vale non fare gli schizzinosi (chissene se son senza $) E gioire di questo inaspettato colpo di coda. Si riformano i Litfiba. Quelli con Piero e Ghigo, e quindi senza il tragicomico "Cabo" Cavallo e si spera, pronti a cancellare l'imbarazzante immagine da "toro loco di cartapesta" del primo Pelù solista. Per dire... avrei scommesso con più tranquillità su una vittoria degli interisti in champions. E invece leggo testuale dal loro sito:

«La voglia di salire sul palco insieme e fare dei concerti è inarrestabile!». Sono le parole di Piero Pelù e Ghigo Renzulli, protagonisti di una delle più belle storie della musica italiana che nella prossima primavera suoneranno di nuovo insieme. Il 2010 infatti, è l’anno della reunion della più importante rock band italiana, i Litfiba. Un ritorno che nasce da una forte esigenza artistica, che guarda al futuro ma rimane fortemente ancorata al proprio passato. Dopo una separazione a cui hanno fatto seguito anni di lento riavvicinamento, umano e artistico, Piero Pelù e Ghigo Renzulli torneranno insieme con quattro potenti concerti. Un live, frutto di esperienza raccolta in anni di concerti in tutto il mondo con canzoni che sono la storia del rock. Si comincia il 13 aprile da Milano, poi il 16 Firenze, il 19 aprile Roma e il 21 ad Acireale.



Nothing is impossible..

venerdì 11 dicembre 2009

...Smokers outside the hospital doors...

giovedì 10 dicembre 2009

Kiss: Sonic Boom

Struccati, senza i loro impegnativi costumi di scena sarebbero, per paradosso, ancora più grotteschi. In realtà i Kiss, assieme Ramones, AC/DC ed altri sono cartoni animati viventi cui si può perdonare un'eterna (e recitata) sindrome da Peter Pan; Stanley, Simmons e soci oggi, e da un po, sono assai meno minacciosi di quanto la linguaccia irriverente del bassista si ostini a farci credere. E quindi un disco del genere, che se ne frega della promessa di non pubblicare più materiale inedito dopo lo scialbo Psyicho Circus del '98 si lascia ascoltare con la stessa facilità con cui verrà archiviato. Un capitolo minore, che serve più che altro ad “adescare” nuovi adepti al culto della band. Un bignamino della loro produzione, una sorta di best of ottenuto scopiazzando qua e la dai capitoli di una carriera partita da lontano e che vorrebbe rivivere i fasti degli anni '70. E' un buon disco, di maniera, ma forse serve quella per ricordare a tanti ragazzini cosa è un assolo come Dio comanda, come in I am an animal o meglio ancora nella successiva When lighting strikes. I cori à la Kiss sono un po ovunque. E l'inizio di Sonic Boom fa, parafrasando il titolo, il botto con l'iniziale Modern day delliah, mid tempo catchy seguita a ruota da Russian roulette. A loro è stato perdonato molto, specie considerando una politica di marketing selvaggia (quarto elemento cardine della band assieme a sex drugs e rock n roll) che li ha portati a vendere di tutto, giocattoli, fumetti, frigoriferi e persino casse da morto(...), Sonic Boom, nonostante la presenza di alcuni riempitivi, è un peccato minore allora e non toglie il piacere dell'ascolto. I kiss dimostrano di essere ancora Alive, e in vista del prossimo tour regalano ai fan l'anthem da stadio Say Yeah, tanto per suonare un pezzo, almeno sulla carta, "diverso" dai classici.

PS: diventerebbero di colpo interessanti struccati, e tristi...ecco, un disco decadente di ballate spettrali firmato Kiss sarebbe un bel colpo.

martedì 8 dicembre 2009

Perchè gli Stereophonics non esistono?

Stamattina da Feltrinelli:
"Avete l'ultimo cd degli Stereophonics?"
"Chi???"

Io già al momento del chi dubbioso avevo dipinta un espressione indignata... dejà vu di quando ormai 2 anni fa una commessa (cialtrona) in un negozio di dischi mi disse con lo stesso tono amorevole di una mamma che rimbocca le coperte al proprio bimbo: "No, magari ti confondi con gli Stylphonic"... In quei 3 puntini c'è dentro 1 incacciatura da record...

Dicevo, dopo essere venuta a conoscenza dell'esistenza di un gruppo che riempie gli stadi in UK e fa tour in giro per il mondo dal lontano 1998, la scaltra addetta vendite del brand mi fa:
"Non esiste l'album che mi hai detto."
Ora... o la mia arterio è più grave del previsto oppure qualcosa non torna, fate partire il video e mi darete ragione...

lunedì 7 dicembre 2009

Jet:Shaka rock

Alzi la mano chi non ha mai canticchiato Are you gonna be my girl (con cui i Jet si imposero all'attenzione di mezzo mondo con un rock fresco e sbarazzino) e chi non li ha dati per persi dopo Shine on, album sottotono e sottovalutato del 2006. Saranno anche leggerini questi australiani, e il loro sound fortemente debitore di intuizioni in bilico tra i 60 e i 70 non li aiuta rispetto alla concorrenza di band rispettivamente più in linea col trend new wawe del momento, o più "dure e pure" ad esempio i connazionali The Datsuns . Si... parliamo di furbizia bella e buona perché suonare come una cover band degli Stones o dei Kinks al giorno d'oggi può giocare brutti scherzi, e la formazione guidata dai fratelli Chester ne sa qualcosa. Però She's a genius è travolgente, così come l'intro ignorante chitarra-batteria di Black hearts(on fire). Rispetto ai precedenti album poco da dire, l'ugola di Nic Cester si sfregia come al solito e i cori da cantare abbondano. In Goodbye Hollywood, uno dei brani migliori, assicurano il cambiamento (I fell it's time for a change), e per fortuna non mantengono le promesse: Seventeen, con un inizio simile a certe canzoni di Mika lascia presagire sciagure, per fortuna i Jet riescono a darle un senso senza pasticciare troppo. Merita più di un ascolto Walk, http://www.youtube.com/watch?v=XE3iCi7LcV0 una traccia "complessa" e in bilico tra le esplosioni di energia del ritornello e che si permette anche il lusso di rallentare il ritmo e l'andatura, stordita dai presumibili eccessi della vita on the road.

mercoledì 2 dicembre 2009

The Rolling Stones: Let it bleed

Bisognerebbe versare fiumi d'inchiostro per descrivere la bellezza e la straordinaria forza dei 9 pezzi di Let it Bleed. A partire dal titolo, rivisitazione Stonesiana e d(')annata del più rassicurante e innoquo Let it be dei Fab 4. Manna dal cielo. Primo album senza un certo Brian Jones, il che non è cosa da poco. Nonostante l'eredità ingombrante del predecessore, Mick Taylor, si adatta magnificamente al sound degli Stones e grazie all'intesa con Keith “Keef” Richards darà il via agli anni d'oro delle pietre. Solo per le meravigliose intro dell'album ci sarebbe da parlare per settimane. Dall'arpeggio di chitarra di Love in vain alla minacciosa e incazzata Gimme shelter, vero e proprio epitaffio della flower generation, con Mr. Jagger autore dell'ennesima prova inarrivabile supportato dalla calda voce soul di Mary Clayton. Monkey man ha quarant'anni certo, ma è ancora attualissima per intuizioni e sonorità, ben più fresca delle evanescenti canzoni di tanti gruppetti che cercano un po di visibilità sul web o in tv. Midnight rambler contiene il germe di future jam session che verranno sviscerate meglio negli anni successivi. Poi c'è You can't always get what you want, scritta poco dopo le sessions di Beggar's Banquet, con Jones strafatto ma ancora vivo. E questa è pura perfezione, a partire dalla meravigliosa overture del London Bach Choir, la canzone assoluta, definitiva. Più di Satisfaction, più di tutto. Nelle note dell'album campeggiava la scritta This record should be played loud. Sacrosanta verità.
Assaggiate la torta!