venerdì 25 febbraio 2011

Middle Class Rut: No Name, No Color

Lo ammetto, se a destra e manca non fossero stati accostati ai Jane's Addction, probabilmente non avrei mai approfondito il discorso con questi Middle Class Rut, duo californiano composto dal cantante e chitarrista Zack Lopez e dal batterista Sean Stockham. E _seconda ammissione della giornata_ a scatola chiusa ero pronto a “massacrare” un pò il loro No Name, No Color, almeno dopo aver sentito l'opener New Low, (un brano che non decolla mai) che dei Jane's ha poco e niente, eccezion fatta per una chitarra troppo defilata sul finale, senza lode e senza infamia. La fortuna è che il singolo ha poco a che spartire con il resto delle tracce del disco. 12 canzoni che ricordano da vicino gli ultimi _per ora_ Jan'es Addiction, quelli di Strays dei primi Duemila. Certo Lopez non può essere al contempo Dave Navarro e Perry Farrell (umanamente impossibile), ma nel suo piccolo fa comunque un buon lavoro, riproponendo a suo modo la lezione dei grandi. Nel disco non c'è un assolo che vale Three Days lo so, ma in compenso un'urgenza espressiva sincera, al servizio di qualche buona idea. Premesso che certi capolavori non sono avvicinabili dai comuni mortali, qui siamo comunque davanti ad una buonissima prova. Se nel grosso dei pezzi la voce di Lopez assomiglia a quella (unica) del cantante di Ritual De Lo Habitual, in Dead Line si spinge più in la, riproponendo _in meglio_ l'approccio al cantato di Chester Benningthon dei Linkin Park. Per chi scrive la vera chicca di No Name... è Are You On Your Way. Bella anche I Guess You Could Say, dove in un gioco di rimandi e influenze reciproche, si citano i Led Zeppelin fonte di ispirazione anche per i maestri di Lopez e Stockham.

sabato 19 febbraio 2011

Pagine Nere: Sanremo Trash

venerdì 18 febbraio 2011

Social Distortion: Hard Times & Nursery Rhymes

Somewhere between heaven and hell: parafrasando il titolo di un loro vecchio disco è li, in quella terra di mezzo tra il successo, i trionfi e le cadute che potremmo collocare la carriera dei Social Distortion. Sempre sul punto di “esplodere” in positivo (corteggiati dalle major) e in negativo (tra tensioni, scioglimenti, litigi e rimaneggiamenti nella line-up) sono tra i più illustri esponenti dell' rock'n'roll punk californiano. Hard times è il settimo album di una serie iniziata nel 1983: un colpo di reni, che restituisce al mondo una band in palla, solida e in grado di cambiare un po' le carte in tavola, rispetto alla rodata attitudine punk rock. Writing on the wall è classic rock anni '80, quello portato al successo da gente come Springsteen e i Replacements. Probabilmente si tratta del pezzo migliore in scaletta. Segnatevi anche Can't take whit you, bellissimo rock che rievoca le suggestioni dei Guns'n Roses di Lies. Still Alive canta Mike Ness nell'omonima canzone, augurandosi che l'avventura possa proseguire ancora a lungo. Ben congegnato il gioco di chitarre nella strumentale Road Zombie, la più “cattiva” di Hard Times... La rabbia però lascia presto il posto alla spensieratezza di California (Hustle And Flow), nient'altro che un omaggio da parte della band agli Stones di Exile On Main Street e all'ineccepibile Take care of yourself, un consiglio che Mike Ness, tribolato leader dei Social Distortion sembra aver fatto suo dopo anni di bagordi. Hard Times and Nursery Rhymes si candida al ruolo di capolavoro tardivo della formazione, mai così consapevole dei propri mezzi.

giovedì 10 febbraio 2011

Weezer: Death To False Metal

Dalla seconda metà del 2008 ad oggi hanno già fatto uscire il Red Album, Ratitude, e solo pochi mesi fa Hurley. Tre nuovi dischi, a cui si aggiunge questo Death To False Metal (minaccioso solo nel titolo) composto da 10 pezzi inediti, scritti nel corso della carriera ma mai registrati e una cover, Unbreak My Heart, vecchia hit di Tony Braxton. “Queste _spiega il cantante_ sono sempre state canzoni grandiose, che per un motivo o per l'altro non sono mai finite negli album precedenti". Proprio perché contenente pezzi scritti dagli esordi ad oggi, alcuni capitoli _opportunamente riveduti e corretti_ ricordano da vicino il periodo del Green/ BlueAlbum, ovviamente traslato ad oggi. Pinkerton si sa rimane inarrivabile: è sempre là, pietra angolare della loro discografia, è il disco più tormentato (e bello) scritto da Rivers Cuomo & Co., diventato con il tempo anche il lavoro più apprezzato dalla critica e tirato sempre in ballo dai fan più accaniti, quelli che... “Rivogliamo la band di Pinkerton”. Si mettano il cuore in pace: non succederà, anche se questo giro ci sono andati davvero vicino. Death To False Metal riesce, forse per la prima volta, a riproporne il sound: il rock monotono di Everyone, sporco quanto basta è il miglior tentativo di imitazione possibile di Pinkerton. Chapeau. Abbandonata definitivamente l'iper produzione di Make Believe e Ratitude, i Weezer buttano fuori il loro classico disco di power punk, con la solita dose di naivité nei testi di Cuomo (Let The Music Play, let the good times roll...). A differenza del recentissimo passato di Hurley (disco con il volto dell'omonimo personaggio di Lost in copertina) i pezzi sono decisamente più belli (Trampoline) e gli assoli più riusciti (vedi Blowin' My Stack), mentre rispetto a 15/16 anni fa ora ci sono sonorità anni Ottanta che affiorano qua e la a diversificare un po i brani, come gli effettini all'inizio di Autopilot o di Outta Here.



martedì 8 febbraio 2011

The Cure: Boys Don't Cry



Be positive.,,

giovedì 3 febbraio 2011

All The People!

Il chitarrista dei Blur Graham Coxon ha fatto sapere di essere pronto, assieme a Damon Albarn, Alex James e Dave Rowntree, a fissare su nastro del nuovo materiale in vista di una futura pubblicazione del gruppo: l'annuncio, seppur non così esplicito, è avvenuto qualche ora fa per mezzo dell'account di Twitter dell'artista. "Sono fuori a vedere i ragazzi per un caffé, e forse per tornare a schiacciare il tasto 'record' del registratore", ha scritto Coxon. Alla richiesta di maggiori informazioni da parte dei suoi "followers", il musicista - nato a Rinteln, in Germania, nel marzo del '69, ha risposto: "E' solo una riunione, meglio che non mi porti dietro la chitarra". Lo scorso novembre Damon Albarn - che aveva precedentemente annunciato di sospendere a tempo indeterminato le attività coi Gorillaz per almeno tutto il 2011 - aveva fatto intendere di voler riattivare i Blur, benché, allora, non ci fosse alcun piano né per la registrazione di materiale inedito né per un eventuale tour. Il gruppo, che con gli Oasis segnò il periodo d'oro del brit-pop negli anni Novanta, è discograficamente fermo dal 2010, quando pubblicò il singolo Fool's day per il Record Store Day, mentre l'ultima attività dal vivo venne registrata l'anno precedente, quando si esibì al festival T in the Park, in Scozia.

Source: www.rockol.it

martedì 1 febbraio 2011

Skunk Anansie: Wonderlustre

Si scrive Wonderlustre ma si legge compromesso: l'ultima prova in studio degli Skunk Anansie “ di e con" (ma soprattutto di) Skin è frutto di un difficile equilibrio tra il rock robusto degli esordi (piuttosto sacrificato) e la vena melodica dei pezzi più soft licenziati dalla cantante durante la sua parentesi solista. L'idea del compromesso si rafforza ulteriormente facendo una (maligna) analisi prettamente commerciale: nonostante il ritorno ad un rock più incisivo maturato nella seconda fase della sua corsa in solitaria, i risultati non sono stati minimamente paragonabili a quelli conseguiti con Ace e i vecchi compagni d'avventura. Rimettersi assieme quindi avrebbe fatto bene un po a tutti e c.v.d. le ruggini vengono lasciate da parte. Fortunatamente questa lettura è vera solo in parte poiché a confutarla ci sono canzoni vere, e un'alchimia che nonostante qualche “aiuto esterno” non sembra per nulla forzata. Wonderlustre accorda ed integra al suo interno You Saved Me e il contagiosissimo rock di My Ugly Boy, saccheggiato dalle radio di mezza Europa, alla pari di Over The Love. Ma per la maggiore la bussola è orientata a seguire la strada maestra delle ballate (il disco ne offre parecchie) anche perché senza esseri ipocriti ricreare in laboratorio la rabbia degli esordi sarebbe esercizio di stile, necessità di marketing e non artistica. Intendiamoci, sono tutti episodi apprezzabili e immediatamente riconoscibili, ma l'unico difetto di Wonderlustre è la ricerca spasmodica di una nuova Hedonism o di un'altra Secretly: con buona pace di chi scrive quei tempi (e quella ispirazione) sono andati e non torneranno più, oggi i “lenti” sono meno d'impatto ma costruiti attorno alla voce e all'interpretazione di Skin, come nel caso di I Will Stay But You Should. Ben venga It Doesn't Matter a ricordarci cosa sono in grado di fare gli Skunk più in palla. E poi Selling Jesus o Charlie Big Potato si possono sempre ascoltare dal vivo o sui vecchi cd.



Quanti ricordi con questa...