giovedì 28 aprile 2011

The Vaccines: What did you expect from...

What did you expect from the Vaccines? Nel titolo del disco dell'ennesima next big thing partorita dalla terra d'Albione (luogo magico dove il sensazionalismo per band poco più che esordienti è all'ordine del giorno) c'è un mondo: la sbruffonaggine di chi vive di indie rock (come questo gruppo esordiente) e l'abilità di chi guadagna (discografici) impostando abili campagne di marketing. Visto l'hype per questa uscita le aspettative erano molto alte per il disco, slittato di alcuni giorni per non uscire in contemporanea con il nuovo degli Strokes. Purtroppo ascoltando il debutto non è dato sapere cosa ha fatto gridare al miracolo. Per carità, non è un brutto disco, si lascia ascoltare piacevolmente, un buon sottofondo, ma nulla di più. In una miscela all'acqua di rose tra punk, pop e contaminazioni eighties è racchiusa l'essenza di questi The Vaccines. Effettivamente If You Wanna è un invito al cazzeggio, al pari del sound di Post Break Up Sex che si contrappone al testo; un'amara e disillusa presa di coscienza del "nulla" dopo una rottura amorosa. Wrekin bar (ra ra ra) ha un chours "scippato" ai Ramones, ma rispetto ai Fast Four il sound è meno a fuoco e più leggero. Molto meglio Wolf Pack. Qua e la vengono in mente anche i Glasvegas ( vedi A Lack Of Understanding) ultima scoperta di Alan Mc Gee della Creation (label che ha lanciato tra gli altri gli Oasis), specie nei momenti più rilassati. La voce profonda e malinconica di Justin Young ricorda per impostazione e timbro quella dei colleghi di Interpol e Editors. Ma il punk sghembo di Noorgard lo può suonare chiunque, e basta questo per aspettarsi un pò meno da loro in futuro.

martedì 19 aprile 2011

19/04

sabato 16 aprile 2011

Led Zeppelin: IV (or ZoSo)

Led Zeppelin IV è la definitiva consacrazione del mito. Non ci sono altri termini per catalogare il capolavoro (assieme a Physical Graffiti, uscito pochi anni dopo) della carriera del dirigibile più famoso nella storia del rock. Un disco che racchiude al suo interno un mondo: dalle atmosfere medievali al folk, dal blues al rock'n roll più sanguigno, celebrato a dovere nell'omonima traccia, dedicata alla musica del diavolo. L'apertura è con Black Dog e la voce di Robert Plant che introduce un poderoso riff di chitarra nella migliore tradizione del gruppo, un giro che ricorda quelli estratti da Led Zeppelin II (Whole Lotta Love, The Lemon Song...). Sulla copertina nessun riferimento: non compaiono né il nome della band, nè il titolo del disco. All'interno del booklet c'è poco altro: nulla se non 4 simboli, uno per ogni musicista. E visto che l'idea l'ha portata Jimmy Page _ appassionato di misticismo e occulto _ i fan individuano nel suo “pseudonimo” per questo album (ZoSo) il nome da dare all'Lp, in alternativa alla classica numerazione intrapresa con successo nel 1969. I problemi per gli Zeppelin erano ancora lontani, la stanchezza di Presence, gli incidenti e la morte del figlio di Plant avrebbero scalfito pochi anni dopo lo stato di grazia del gruppo, capace di un ultimo colpo di reni con In Through th Out Door. Definire l'interpretazione di When The Leeve Breaks, brano del 1928 di Memphis Minnie come una semplice cover sarebbe riduttivo: Page, Plant Bonham e Jones si superano ancora una volta con un arrangiamento impeccabile (probabilmente il pezzo dal sound più moderno del lotto). Nel disco c'è anche spazio per la traballante Misty Mountain Hop con il piano elettrico suonato da John Paul Jones a sostenere la voce raddoppiata in studio di Robert Plant e per The Battle of Evermore ballata chitarra/mandolino cantata con Sandy Denny dei Fairport Concention. Il disco però è soprattutto Stairway to Heaven: l'apice, il punto più alto _ se non dell'hard rock anni '70 _ perlomeno della carriera degli Zeppelin che qui toccano livelli di epicità mai raggiunti prima.

giovedì 14 aprile 2011

Foo Fighters: Wasting Light

La storia ci ha insegnato che le rivoluzioni nascono, molto spesso, dalle élite intellettuali, in ambito rock è un po' diverso: a vincere sono _ quasi sempre _ gli outsider, gente che parte dal basso, magari da un garage con la band degli amici del liceo. Chi non ha cominciato da li, dalla sala prove, da uno scantinato attrezzato alla bella e meglio per fare un po di casino e di rock n roll? Il nuovo album di Dave Grolh e dei suoi Foo Fighters è stato concepito con l'intento di riportare indietro le lancette dell'orologio agli albori. O quasi. Perché in cabina di regia c'è un certo Butch Vig, l'artefice del wall of sound di Nevermind , l'uomo che giusto 20 anni fa ha sdoganato Seattle e i Nirvana nel mondo. Il poderoso inizio di batteria di Bridge Burning è l'ennesimo tassello di quell'operazione nostalgia che risponde al nome di Wasting Light. Con il reintegro definitivo di Pat Smear nel gruppo, il sound delle chitarre è maggiormente stratificato e più vario rispetto al passato. Rope è la summa della classica canzone dei Foos: potente ed orecchiabile. Dal copione si discosta invece White Limo, un concentrato di rabbia rock'n roll che rappresenta il momento più “cattivo” e duro dell'album e probabilmente della loro produzione discografica (assieme a In Your Honor e The Pretender). Dopo il progetto Probot prosegue la collaborazione tra i Foos e Lemmy, l'iconico cantante dei Motorhead, autore di un cameo eccellente nell'assurdo video di White Limo, dove Grolh è il solito istrione. Un disco (registrato completamente in analogico dentro ad un garage) da ascoltare tutto d'un fiato e privo di cadute di tono. Nell'evocativa IShould Have Known il basso è di un certo Krist Novoselic.



domenica 3 aprile 2011

MILAN INTER: 3 - 0

...Si perché nella vita c'è sempre da recitare... In una manciata di parole, il Liga d'annata (era agli esordi con Bambolina e Barracuda) racchiude il prima e il dopo del derby di ieri sera, una partita su cui è già stato detto (e scritto) tutto e il contrario di tutto. In ordine sparso:
Non conta/ ci sono ancora in palio 21 punti/ è una gara come le altre/ non si decide nulla stasera.
Nonostante i complimenti per la diplomazia e l'arte retorica di giocatori, allenatori e dirigenti di Milan e Inter la verità è un'altra. Il segreto di pulcinella è un mantra che si usa in automatico davanti a taccuini e microfoni, un gioco vecchio che ormai non stupisce più nessuno. Con buona pace della scaramanzia e di paranoie varie e assortite. Al di là del dato sportivo (da anni il derby non era decisivo per lo scudo), è l'aspetto emotivo della stracittadina che emoziona sempre e comunque, anche un tifoso distratto come il sottoscritto. Dall'ultima volta che la sezione Bar Sport di questo blog ha alzato le saracinesche, ne è passata di acqua sotto i ponti, specie in casa nerazzurra, con l'esonero di Malitez, l'arrivo di Leo e una rimonta solo sfiorata. Si scrive Leonardo ma si legge voglia di rivincita, delusione, orgoglio, rabbia: da una parte e dall'altra. In cento e passa anni di storia non era mai successo che un allenatore passasse da una squadra all'altra di Milano nel giro di pochi mesi. Deluso per il trattamento, le tirate d'orecchie ricevute Leonardo, non si è "venduto" per 30 denari, come scritto da tifosi comunque dispiaciuti per la cosa, ma semplicemente ha voluto restituire lo "sgambetto", dimostrando di valere. Le critiche, sarebbero arrivate comunque, ma di certo non sarebbero state così feroci se il tecnico brasiliano appena arrivato alla Pinetina non avesse parlato di sogno che si realizza. Dopo anni nel Milan, quella ed altre frecciate fanno male. E hanno scaldato gli animi. Ecco perché quelle vecchie ferite, nei tifosi, nello stesso Leonardo ieri sera erano ancora aperte, a dispetto delle caute dichiarazioni distensive dell'allenatore (Rosso)Neroazzurro. Il clima, nonostante facesse di tutto per dissimularlo era da alta tensione. Nel cast un allenatore "tradito e traditore", un ex ingombrante, che si sforzava, non riuscendoci, di non pensare alle accuse urlate da tante comparse infastidite. Rapporti che si sono sgretolati in poco tempo. Alla fine il tuffo sotto la curva dei Milanisti che, dopo aver rifilato 3 sberle ai cugini, nonostante la gioia predicano ancora prudenza. "Non è cambiato nulla dicono", mentendo sapendo di mentire...