giovedì 14 aprile 2011

Foo Fighters: Wasting Light

La storia ci ha insegnato che le rivoluzioni nascono, molto spesso, dalle élite intellettuali, in ambito rock è un po' diverso: a vincere sono _ quasi sempre _ gli outsider, gente che parte dal basso, magari da un garage con la band degli amici del liceo. Chi non ha cominciato da li, dalla sala prove, da uno scantinato attrezzato alla bella e meglio per fare un po di casino e di rock n roll? Il nuovo album di Dave Grolh e dei suoi Foo Fighters è stato concepito con l'intento di riportare indietro le lancette dell'orologio agli albori. O quasi. Perché in cabina di regia c'è un certo Butch Vig, l'artefice del wall of sound di Nevermind , l'uomo che giusto 20 anni fa ha sdoganato Seattle e i Nirvana nel mondo. Il poderoso inizio di batteria di Bridge Burning è l'ennesimo tassello di quell'operazione nostalgia che risponde al nome di Wasting Light. Con il reintegro definitivo di Pat Smear nel gruppo, il sound delle chitarre è maggiormente stratificato e più vario rispetto al passato. Rope è la summa della classica canzone dei Foos: potente ed orecchiabile. Dal copione si discosta invece White Limo, un concentrato di rabbia rock'n roll che rappresenta il momento più “cattivo” e duro dell'album e probabilmente della loro produzione discografica (assieme a In Your Honor e The Pretender). Dopo il progetto Probot prosegue la collaborazione tra i Foos e Lemmy, l'iconico cantante dei Motorhead, autore di un cameo eccellente nell'assurdo video di White Limo, dove Grolh è il solito istrione. Un disco (registrato completamente in analogico dentro ad un garage) da ascoltare tutto d'un fiato e privo di cadute di tono. Nell'evocativa IShould Have Known il basso è di un certo Krist Novoselic.



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