martedì 26 giugno 2012

Giant Giant Sand: Tucson

Illusioni latine, suggestioni tex mex, sfumature sud americane. In un sogno sospeso nel passato si intravedono i contorni sfocati di Tucson, lembo di terra bruciato dal sole, lambito dalla sabbia del deserto di Sonora, epicentro dell'omonimo concept album di Howe Gelb. Per celebrare degnamente le tante anime della sua città d'origine, ambientazione perfetta dietro a questa _ meravigliosa _ country rock opera il leader della band ha deciso di raddoppiare la posta in palio. Allora al posto dei Giant Sand arrivano i Giant Giant Sand, un progetto ancora più “trasversale”, definitivo, totalizzante, condizione necessaria _ e in questo caso sufficiente _ per raccontare una storia sospesa nel tempo, in Arizona, la storia di un uomo folgorato da una donna seducente, perfettamente sintetizzata nell'artwork del disco. Jonny Cash, Tom Waits sono i mostri sacri ai quali Gelb si rifà di volta in volta, robetta da niente, solo la storia del country e della roots music _ più o meno convenzionale (Wind Blown Waltz) _ a stelle e strisce. Plane of Existence è qualcosa di diverso da una semplice ballad, non tanto per il suo incedere o per l'armonia, ma per la voce del leader dei Giant Giant Sand, al limite della pigrizia, quasi fosse un'improvvisazione eseguita in quel bar sperduto, unico avamposto dove ignorare il prossimo davanti a un po' di alcool ai margini della città, fantasticando pateticamente sull'ipotetica donna della vita. Tucson funziona perché è un disco impolverato, perché non è originale, ma nemmeno finto, artefatto, semplicemente l'istantanea ingiallita di un “non luogo” che forse, esiste solo nella mente di Gelb.

sabato 23 giugno 2012

Keith Richards goes reggae



La sintesi dell'amore per la Giamaica di Keith "Keef" Richards. Soooooooo good!!!!!

venerdì 22 giugno 2012

Aerosmith: Music From Another Dimension

A proposito, la notizia non è di primissimo pelo, ma non potevo esimermi dal pubblicarla: dopo una vita (ovvero da Just Push Play del 2001) tornano con un nuovo album di inediti gli Aerosmith. Music From Another Dimension uscirà il prossimo 28 agosto, a seguire un bel tour mondiale, che speriamo vivamente, passi per l'Italia. I pezzi sono 16 e il singolo di lancio Legendary Child, è un'outtake, opportunamente riarrangiata e "svecchiata" dalle sessions di Get a Grip. Enjoy!!!!

lunedì 18 giugno 2012

Paul is Dead: la più grande supercazzola del rock

 Oggi compie 70 anni Macca! Ma..è  lui o non è lui? Dovrebbe. Se e dico se, vogliamo fare i complottisti _ prendendo per buona una supercazzola prematurata con doppio scappellamento a destra come fosse antani _ Paul McCartney sarebbe morto nel 1966. Un incidente stradale si sarebbe portato via l'autore di Michelle. I Beatles e il loro manager Brian Epstein, dopo aver rielaborato il lutto e sepolto (in località ignota) l'amico/compagno di band decisero di proseguire, con un sosia. Questa _ brutalmente sintetizzata _ è la teoria portata avanti dal Pid (Paul is Dead), corrente di fan secondo cui i Beatles superstiti, dal '66 in poi sarebbero solo John, Ringo e George. 3 e non 4. Sempre secondo i complottisti la sospensione dei live da parte della band andrebbe vista come una decisione imposta per guadagnare tempo, abituando il sosia, per gli amici Faul (falso) ad imitare Paul, quello vero, nella gestualità, nelle movenze, al basso, nell'aspetto. Cosa avrebbe spinto i superstiti ad andare avanti nascondendo tutto? La voglia di celebrare il compagno, il desiderio di continuare ad esprimersi ad alti livelli? La paura di un prematuro capolinea artistico? Un gesto folle e avventato? O la mancanza di sangue freddo, dovuta magari alle tonnellate di droghe assunte dal gruppo? Domande che ricorrono di tanto in tanto (va là, mettiamoci anche la voglia dei Beatles di gabbarsi del prossimo) nell'improbabile mondo delle leggende metropolitane del rock (a  proposito Jim Morrison ed Elvis se la spassano in un atollo sperduto nel pacifico sotto falsa identità, ma questa è un'altra storia). Tornando a noi, Faul sarebbe un poliziotto canadese, tale William Campbell, effettivamente sparito dal paese d'origine senza lasciare traccia. Dopo alcuni interventi estetici, per ridurre le differenze con l'originale (troppo evidenti secondo alcuni ricercatori/cialtroni italiani contattati da un noto magazine), venne accolto a tutti gli effetti. Spinti da un ingombrante senso di colpa nei confronti dei fan tenuti all'oscuro di tutto, i Beatles decisero di rivelare _ seppure in codice _ la verità tramite indizi, immagini, registrazioni, linguaggi cifrati nascosti nei dischi. Ecco, William Campbell è lui, l'omino con gli occhiali e i capelli all'indietro nel booklet del White Album. E il tricheco, The Walrus, non era John, ma Paul. Lo stesso Paul scalzo in Abbey Road, lo stesso Paul protagonista della cover di Sgt. Pepper, miniera di indizi circa la sua dipartita (la grancassa della batteria etc. etc.) Per tutte le altre "prove" basta andare sul tubo, vi stancherete a furia di complotti e intrighi...
Dopo averci scherzato un pò ovunque, anche al David Letterman Show, Paul si è lasciato scappare la  "verità" (ascoltate Gratitude al contrario)...

Qui sotto il video di Free as A Bird, sorta di "compendio" delle strampalate teorie del Pid. Anche se...



giovedì 14 giugno 2012

Joey Ramone: "...Ya Know?"

Dischi del genere costringono a scegliere: discutere dell'aspetto commerciale, delle polemiche giocoforza legate all'uscita di ogni album postumo oppure, al netto di qualsiasi speculazione, fregarsene beatamente per gustarsi un'oretta di punk rock. Se Don't Worry About Me pur essendo uscito dopo la dipartita di Joey Ramone era stato terminato a tutti gli effetti, ...Ya Know? è figlio di un lavoro più complesso. L'idea del progetto è di Mickey Leigh, fratello dell'ex Ramone che, dopo lunghe battaglie legali è riuscito ad ottenere gli ultimi demo tape di Joey. Abbozzi di canzone, via via arricchiti con una carrellata di ospiti: Joan Jett, Steven Van Zandt, J.P. Patterson dei Dictators e persino Richie Ramone alla batteria. Nessuna traccia di Tommy e soprattutto di Marky Ramone _ grande assente _ e da quanto dichiarato da Leigh mai veramente in sintonia con il fratello. Venendo all'aspetto prettamente musicale, il disco nulla aggiunge e nulla toglie a quanto registrato dal frontman della punk rock band americana: Ed Stasium, produttore dei classici del gruppo, ha assicurato continuità d'intenti in cabina di regia. Merita di essere citata la versione _ stravolta, stordita, rallentata e sbilenca di Merry Christmas (I dont'want to fight tonight), interessante proprio perché esula dai cliché del genere. Da segnalare il calypso di Make Me Tremble, la conclusiva Life's A Gas e Cabin Fever. Un estremo saluto ai fan, dopo il rompete le righe della band madre del '95 con Adios Amigos: alla fine l'affetto per i Fast Four ha prevalso ancora una volta.

sabato 9 giugno 2012

Rufus Wainwright: Out of The Game

La melodia ingenua che permea l'iniziale Out of The Game è il modo migliore per dissipare le nubi dalla recente produzione di Rufus Wainwright: il dolore _ enorme _ per la scomparsa della madre è stato metabolizzato e dalla rielaborazione del lutto (approfondita nel precedente, plumbeo All Days are Nights) esce un piccolo inno alla speranza. In una recente conferenza stampa, Wainwright ha presentato Out of The Game come l'album più pop della sua carriera. Una definizione che sintetizza senza inutili iperbole il tenore di queste canzoni, squisitamente retrò ma altrettanto piacevoli, proprio perché leggere. Assenti quasi del tutto quegli strambi scenari musicali che ogni tanto affioravano nei vecchi dischi del nostro, qui accompagnato dal produttore Mark Ronson. Non uno qualunque, dato che ha reso Back to Black perfetto, assecondando e indirizzando il grande talento di Amy Wineouse. A conti fatti la mano del producer si sente eccome, abile nel porre un freno all'esuberanza di Wainwright, non estraneo, anche nel recente passato a battute a vuoto, figlie dell'esigenza di strafare. Vizio che ritorna purtroppo in Bitter Tears, dove il nostro sembra un pesce fuor d'acqua in un episodio affine ai Pet Shop Boys. Meglio Rashida che ricorda McCartney. L'unica concessione a questa “grandeur compositiva” è rappresentata da Montauk, classica nelle intenzioni e insolitamente contemporanea nei risultati, si appoggia su un tappeto d'archi e una progressione pianistica in crescendo.

martedì 5 giugno 2012

Soulsavers: The Light the Dead See

Canta di perdizione Dave Gahan, canta _ ancora una volta _ tutti i suoi demoni, invoca i suoi fantasmi, in una seduta spiritica accanto a Rich Machin e Ian Glover, i Soulsavers, stregoni autori di un esercizio ipnotico lungo una manciata di canzoni. Interpreta un personaggio che ritrova vecchie paure, un uomo che si aggrappa ora a Dio (Presence of God), ora a una donna per uscirne indenne, con qualche graffio e una marea di cose da raccontare. Rispetto al pretenzioso Sound of The Universe, forse scappato di mano in fase di scrittura ai Depeche Mode, qui non c'è alcun filler, ma un eterogeneo susseguirsi di umori, lacrime, speranze, gioia, paure, amore e frustrazione. Produzione impeccabile, suoni essenziali che all'occorrenza cedono il passo ad elaborati arrangiamenti orchestrali (La Ribera), lampi di luce, abbagli, attimi di tregua all'incombente avanzata di oscurità portata in dote dalla voce di Gahan, qui in grande spolvero e “faro” nella notte meravigliosa di questo 4 album dei Solsavers. Gospel 2.0 meglio del 90% offerto dal restante panorama del settore in Just Try. Point sur. Pt1 è un meraviglioso preambolo sinfonico a Take me back home, brano che ricorda le atmosfere di Exciter dei Depeche. In Bitter Man _ la terra di mezzo dove frustrazione e ribellione si fondono _ invece si parla di radici, confusioni, certezze che si infrangono, un brano più ambizioso e forse meno diretto del singolo The Light the Dead See. La perfezione? Tonight, pop song ineccepibile e potenziale singolo di una carriera.