lunedì 29 novembre 2010

Da 35 anni sulla cresta dell'onta

-Chiaccherata con Freak Antoni, leader degli Skiantos premiato al Tenco 2010-
Il premio Tenco ha giusto qualche mese in più degli Skiantos di Freak Antoni, gli inventori del rock demenziale, che come ricorda il cantante sono orgogliosamente “sulla cresta dell'onta” da 35 lunghi anni. Pochi giorni fa, durante la kermesse all'Ariston queste due realtà _che qualcuno superficialmente potrebbe giudicare inconciliabili_ hanno finalmente trovato un punto di incontro: il cantante bolognese è stato insignito del prestigioso riconoscimento per l'innovazione e la provocazione culturale, da sempre sua inconfondibile cifra stilistica. Ospite della kermesse letteraria Bizzarri Visionari e Scrittori al MuVi di Viadana ed organizzata dal direttore della galleria civica d'Arte Contemporanea Afro Somenzari, Freak ha parlato di scrittura _ è autore di numerosi libri tra cui "Non c'è gusto in Italia a essere intelligenti (seguirà il dibattito)" (Feltrinelli, 1991) e "Mia figlia vuole sposare uno dei Lunapop non importa quale" (Arcana, 2001).
Com'è andata all'Ariston?

Bene, il premio mi è stato consegnato dal conduttore Antonio Silva e per la serata avevo preparato alcuni sketch di cabaret che mi sono serviti per intrattenere il pubblico nel corso della serata. L'Ariston pieno di gente fa
un certo effetto, ma è andata molto bene.
Siete stati i primi ad interagire in un certo modo con gli spettatori dei vostri concerti, qual è il pubblico migliore?

E' quello complice _spiega_ mentre il peggiore è quello che sottintende di essere migliore di te, rilanciandoti le battute, diventando aggressivo e spocchioso. Qualcuno certe volte assume un atteggiamento di sfida nei confronti del gruppo, tentando di dimostrare di aver capito il discorso dell'ironia. Noi Skiantos vogliamo divertire e fare divertire. Al Tenco l'ho fatto raccontando i nostri insuccessi, importanti come le vittorie se siamo in grado d'accettarli. E' un approccio condiviso da molti.
Qualche esempio?
E' la posizione dei vari Bob Dylan e Woody Allen, che hanno fatto delle loro sconfitte motivo di rivincita. Non puoi vincere in questo mondo ne col destino perché la sfiga ci vede benissimo. Nella posizione di eterni sconfitti di questi artisti mi ci ritrovo.
Un po il filo conduttore dietro il vostro ultimo album, Dio ci deve delle Spiegazioni...
Una band deve esprimere quello che sente in quel preciso momento della propria carriera. Nella seconda metà degli anni '70
(sono appena uscite le ristampe di Kinotto e Monotono cult del periodo) giocavamo d'anticipo, ma è ovvio che non puoi farlo per una vita, per questo certi critici hanno detto che ci siamo intristiti.
Non direi, basta pensare alla genialità di Testa di Pazzo o di Odio il Brodo dal vostro ultimo LP. Progetti per il futuro?

Gli Skiantos vanno avanti, parallelamente ad un mio percorso solistico con la Freak Antoni Band: grazie ad Alessandra Mostacci, pianista di origine marchigiana proveremo una commistione tra musica classica ed heavy metal.
Pubblicherete qualcosa?

Si, uscirà un cd di inediti: abbiamo un testo di PierVittorio Tondelli e una canzone costruita a mosaico con le frasi di alcune lettere che Mozart scriveva alla mamma, alla cugine, dove il musicista si consegna a loro come un punk ante litteram.





giovedì 25 novembre 2010

Brandon Flowers: Flamingo

Flamingo ha definitivamente completato il percorso a ritroso del leader dei Killers, ormai più eighties di quegli stessi artisti che, grazie alle hit pubblicate in quell'indimenticabile decennio ne hanno forgiato il gusto estetico. Welcome to the Fabolous Las Vegas inizia malinconica e poi si apre ad un piacevole crescendo enfatico che contrasta con il testo del pezzo: omaggio alla disillusione di quella città e al tempo stesso ode ed atto d'accusa verso il "non luogo" per eccellenza, terra d'estremi, di eccessi e luci al neon, dove un solo lancio alla roulette è sufficiente a decretare la vittoria o la più bruciante delle sconfitte. Flowers però _a dispetto delle sue origini_ non ha giocato più di tanto d'azzardo, preferendo battere sentieri sicuri, quelli per intenderci dei Killers del bestseller Human. Quindi pop della migliore specie e una piacevole varietà melodica che è un pò il leitmotiv del disco. Forse rispetto al terzo lavoro con il suo gruppo qui c'è addirittura più carne al fuoco: più strumenti, più stratificazioni sonore e sovraincisioni. La mano di Daniel Lanois in cabina di regia è inconfondibile nella piacevole Jilted Lovers & Broken Hearts. Le riflessioni di Playing with Fire lasciano spazio al capitolo più smaccatamente pop del lotto, che potremmo tranquillamente inserire in una One Shot '80 senza risultare blasfemi, magari tra i Pet Shop Boys, i Cars o i Duran Duran. Magdalena segue la rotta senza problemi tra coretti e un arrengiamento si kitch, ma contagiosissimo. Crossfire, con un assolo d'effetto ed essenziale, è l'ennesima cartolina da spazi che probabilmente sono più immaginari che reali e si congeda con classe sfumando a poco a poco.Sul finire del disco On The Floor tira le somme rallentando i giri, con Flowers che si ferma a guardare cosa rimane della sua città una volta che le luci si sono spente. Forse è proprio in quei momenti che il cantante _magari dalla stanza dell'albergo raffigurato nella cover dell'album_ la ama di più.

lunedì 22 novembre 2010

Primal Scream: XTRMNTR

The illusion of democracy: è un gioco da ragazzi descrivere il concept dietro XTRMNTR, basta citare una frase a caso estrapolata dell'album. L'altro mezzo indizio per cogliere l'umore catastrofista del disco, lo da il titolo della canzone cui si riferiscono quelle parole: Swastika Eyes. All'ennesimo cambio di direzione, la formazione scozzese guidata da Bobby Gillespie sforna il secondo capolavoro di una carriera d'altissimo profilo. Secondo solo a Screamadelica, questo XTRMNTR, cd dell'anno nel 2000 per il magazine NME è, nelle intenzioni, parente nobile delle produzioni firmate Prodigy. Aggressivo ma con garbo. Subdolo. Non è così potente e prepotente come la band di Breathe, semmai queste canzoni sono più distanti e asettiche, ma non meno spietate nel descrivere e trasporre la triste realtà. Si perché per sferrare un attacco così preciso ad una intera generazione ci vogliono tre dita di pelo sullo stomaco. Con kill All Hippies, che si insinua con un arrangiamento elettronico sorretto da un'inquietante campionamento d'archi e una chitarra iper effettata i Primal Scream assestano il primo colpo, sputando _con disarmante cinismo_veleno sull'ex generazione flower power ormai asservita al dio denaro e svuotata dagli ideali di gioventù (You've got the money I've got the soul ripete ossessivamente Gillespye). Accelerator riesce a mandare in distorsione il vostro stereo anche al minimo dei giri, merito della geniale compressione del suono, sporco, e via via che procede la canzone sempre più sgranato e sfocato. Dopo 3 minuti e mezzo dominati da una chitarra malata e selvaggia, il rock cede nuovamente la scena all'elettronica della successiva title track, con un finale da rave party. In Pills si sprecano anatemi a destra e manca; Blood Money sceglie di non emergere mai dalle sue nebbie tecno-blues per sovraccaricarsi di chitarre distorte, sitar e fiati, un omaggio _certamente voluto_ agli Stones psichedelici di Their Satanic Majesties Request. L'unico momento di distensione lo porta Keep Your Dreams, raggio di sole che si insinua in un cielo plumbeo.

giovedì 18 novembre 2010

Agniao: c'è del marcio a Casalma.

lunedì 15 novembre 2010

C'ho delusione in me

Il titolo del post prende in prestito una battuta del grande Maccio Capatonda, utile per manifestare il disappunto del sottoscritto dopo aver sentito Bring The Light, pezzo di presentazione dei Beady Eye al mondo. Non solo non decolla, ma Liam & Co. con le atmosfere anni '60 della canzone c'entrano come i cavoli a merenda.

giovedì 11 novembre 2010

Non mollare Pippo.


mercoledì 10 novembre 2010

We're comin back...

martedì 9 novembre 2010

Wall Street: Il denaro non dorme mai

"Un fazzoletto di seta, un orologio, un anello, un fermasoldi d'oro senza soldi e un... telefonino." E' l'elenco (che fa molto Blues Brothers) scandito da una guardia carceraria che con fare severo consegna gli effetti personali, (ultimo dei quali un preistorico cellulare anni '80) tornati in possesso di Gordon Gekko, squalo della finanza americana di nuovo libero dopo anni dietro le sbarre. Insider trading e speculazioni assortite sono le cause dell'esilio forzato per questa personificazione dello yuppismo reaganiano. Cinico, avido, manipolatore, in una parola sola diabolico. Oltre a voler ritornare nel giro di Wall Street dopo otto anni (il lupo si sa, perde il pelo ma non il vizio) Gekko (interpetato ancora una volta in maniera straordinaria da Michael Douglas) grazie all'incontro con il giovane e ambizioso broker Jacob "Jake" Moore (Shia LaBoeuf) _ cerca di riallacciare i rapporti con la figlia Winnie (Carey Mulligan) profondamente delusa dalla condotta del padre. Sullo sfondo delle vicende dei personaggi, risultano efficaci e puntuali i riferimenti "storici", utili per contestualizzare la crisi finanziaria dei mutui sub prime e dei derivati del 2008, crisi che si è poi trasferita su scala planetaria all'economia reale. E nel prevedere l'esplosione di quella bolla speculativa, Gekko dimostra di non essere affatto un "rudere", come ritengono erroneamente i suoi vecchi colleghi/nemici. Se da una parte Oliver Stone firma una pellicola coinvolgente e vivace, che regge alla grande il confronto con il primo film intitolato Wall Street (1987), dall'altra il trio Douglas, LaBoeuf e Brolin (che interpreta l'altrettanto meschino Bretton James) è autore di una prova assolutamente impeccabile: Gekko e gli altri "guru" della finanza di battuta in battuta chiariscono le vere motivazioni alla base del "gioco", che a quei livelli e per quelle persone arriva a diventare mero amore per sfide che ovviamente sono da vincere. Ad ogni costo e se occorre, sopportando qualsiasi rischio morale, insomma pacche sulle spalle, un po di metafore, i classici brindisi con un bicchiere di scotch nell'ufficio di turno accompagnati da silenti coltellate dietro la schiena.



Gordon Gekko: "Qualcuno mi ha ricordato che una volta ho detto che l'avidità era una cosa buona, ora sembra diventata legge."

sabato 6 novembre 2010

Bring The Light è il primo singolo dei Beady Eye

Ecco la copertina del primo singolo dei Beady Eye (uscita prevista 22 novembre), vale a dire gli Oasis senza Noel. Bella cover, con Liam & Co. ritratti in uno scatto che fa molto Swingin' London, e ricorda certe foto degli Stones e dei Beatles dei tempi. Sul loro nuovo sito http://www.beadyeyemusic.co.uk/ un assaggio di 22 secondi dalle sessions per il loro debutto. A quanto pare c'è vita dopo Pretty Green.

mercoledì 3 novembre 2010

martedì 2 novembre 2010

About X Factor.

Sono bravi i cantanti di X Factor, nulla da dire. Bravi interpreti, (quasi sempre) seppur schiacciati dalla formula fast food di questo format televisivo. Fossi su quel palco, mi darebbe fastido essere giudicato non tanto da Elio, ne dagli altri giurati _assolutamente competenti_ ma dalla Tatangelo. Vederle arricciare il naso e sentirla lamentarsi di mancanza di talento nei giovani, creature, loro malgrado, allo sbaraglio del talent show è ridicolo: quale gusto e sensibilità musicale può avere chi cantava in maniera anonima nefandezze del calibro di "essere una donna non vuol dir riempire solo una minigonna?" Svegliati ragazza di periferia (altro must imbarazzante della "diva" de noartri): i dischi della tua eroina Barbara Streisand hanno lustri di polvere addosso.