giovedì 25 novembre 2010

Brandon Flowers: Flamingo

Flamingo ha definitivamente completato il percorso a ritroso del leader dei Killers, ormai più eighties di quegli stessi artisti che, grazie alle hit pubblicate in quell'indimenticabile decennio ne hanno forgiato il gusto estetico. Welcome to the Fabolous Las Vegas inizia malinconica e poi si apre ad un piacevole crescendo enfatico che contrasta con il testo del pezzo: omaggio alla disillusione di quella città e al tempo stesso ode ed atto d'accusa verso il "non luogo" per eccellenza, terra d'estremi, di eccessi e luci al neon, dove un solo lancio alla roulette è sufficiente a decretare la vittoria o la più bruciante delle sconfitte. Flowers però _a dispetto delle sue origini_ non ha giocato più di tanto d'azzardo, preferendo battere sentieri sicuri, quelli per intenderci dei Killers del bestseller Human. Quindi pop della migliore specie e una piacevole varietà melodica che è un pò il leitmotiv del disco. Forse rispetto al terzo lavoro con il suo gruppo qui c'è addirittura più carne al fuoco: più strumenti, più stratificazioni sonore e sovraincisioni. La mano di Daniel Lanois in cabina di regia è inconfondibile nella piacevole Jilted Lovers & Broken Hearts. Le riflessioni di Playing with Fire lasciano spazio al capitolo più smaccatamente pop del lotto, che potremmo tranquillamente inserire in una One Shot '80 senza risultare blasfemi, magari tra i Pet Shop Boys, i Cars o i Duran Duran. Magdalena segue la rotta senza problemi tra coretti e un arrengiamento si kitch, ma contagiosissimo. Crossfire, con un assolo d'effetto ed essenziale, è l'ennesima cartolina da spazi che probabilmente sono più immaginari che reali e si congeda con classe sfumando a poco a poco.Sul finire del disco On The Floor tira le somme rallentando i giri, con Flowers che si ferma a guardare cosa rimane della sua città una volta che le luci si sono spente. Forse è proprio in quei momenti che il cantante _magari dalla stanza dell'albergo raffigurato nella cover dell'album_ la ama di più.

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