sabato 29 maggio 2010

Dont' look back in anger



Oggi compie gli anni The Chief, Mr. Noel Gallagher. Grazie per la musica, i ricordi, l'ispirazione, i plagi, grazie per i primi 3 album, il rock n roll e le parole che hai scritto.

venerdì 28 maggio 2010

Che cavolo state dicendo?



giovedì 27 maggio 2010

mercoledì 26 maggio 2010

Smashing Pumpkins: Machina/The Machines of God

Dovevano essere tempi difficili per gli Smashing Pumpkins, che avevano infilato un filotto impressionante di album capolavoro (praticamente tutti) con, ultimi della lista, il doppio Mellon Collie, (summa di rock/progressive/grunge e qualsiasi altro genere nobile) e il notturno Adore, spettrale disco new wave dedicato alla madre di Billy. Preso atto del difficile compito di plasmare un successore degno di tanta grazia, con Machina le zucche si produssero in un lento e doloroso addio (trasformato in un arrivederci dalla reunion del 2007) lungo 15 canzoni. Corgan in particolare schifato dallo show biz e dalle scelte delle label che spingevano personaggi à la Britney Spears dichiarò di non sopportare l'esistenza dei Pumpkins in un contesto dominato da starlette per teen ager, bamboline di plastica portavoce del nulla. Come dargli torto. Ovviamente era una provocazione, un alibi per celare le tensioni crescenti, i disapori con Iha e l'uscita di D'Arcy per divergenze artistiche (droga), rimpiazzata da Mellissa Auf Der Maur. Ecco perché nel primo singolo The Everlasting Gaze cantava con rabbia You know I'm not dead, I'm just living in my head. Frase manifesto di Machina, che _occorre ricordarlo_ non è solo un album splendido a partire dal booklet che scomoda le visioni di William Blake_ ma un concept di viral marketing ante litteram. Corgan aveva lavorato ad un testo diviso in sette parti, ciascuna delle quali pubblicata in un ambito diverso (su cd, vinile, ai concerti, sul sito ufficiale): l'enigmatica storia di Glass ( cioé se stesso) e del suo gruppo sull'orlo della pazzia. Una storia suggestiva che ne rispecchia il tumulto interiore. I testi dell'album vanno letti in questo senso, collegati alla parabola di Glass. La musica è ricca di stratificazioni, con molte tastiere e piacevoli soluzioni ritmiche proposte dal batterista Matt Chamberlain, meno arrembante di un tempo. Più del singolo Try Try Try meritano The Sacred And The Profane e la ballad Stand Inside Your Love. Heavy Metal Machine è un oscuro sabba hard rock, il punto più "difficile", la discesa negli inferi che anticipa la luce di This Time. L'inizio di Wound sembra opera dei Cure, The Cryng Tree of Mercury è una nuova passeggiata sulle rovine dell'anima di Corgan/Glass, visioni da un futuro desolato, da lande fredde e asettiche. Gli Smashing Pumpkins, preso atto del rifiuto della Virgin di pubblicarne il seguito Machina II/The friends and enemies of modern music, diffusero l'album in Internet per ringraziare i fan. Nella sincerità di boicottare se stessi e la loro label, mostrando le proprie nevrosi, scandite da deliri hard rock bilanciati da morbide e dilanianti ballate elettro acustiche, risiede la grandezza delle zucche.

martedì 25 maggio 2010

Piccole cose.

Ieri sera mi sono ritrovato a guidare verso le nove/novemezza sull'argine tornando a casa da lavoro, la luce _godibilissima_ era quella di un tramonto ormai sputtanato e faceva il paio con la musica: Come Together (Beatles) nella versione degli Aerosmith.

sabato 22 maggio 2010

Pino Scotto@Tempo Rock

-Explicit lyrics-
Aspettando la chiusura del Tempo di sabato prossimo _non temete, è solo un arrivederci al prossimo autunno_ che si preannuncia ricca di sorprese e divertimento, lo staff del locale reggiano ha in serbo un antipasto succulento per questa sera, rivolto a tutti gli amanti dell'hard rock/heavy metal all'italiana: il concerto di Pino Scotto, in tour per presentare Buena Suerte, suo ultimo album. Una vita nei Vanadium, formazione che per prima ha diffuso il verbo del metallo in Italia, poi l'avvio di una carriera solista intervallata dalla parentesi con i Fire Trails. Il nuovo album del “grande Pino”, è un approdo alla lingua italiana che nasce dalla volontà di veicolare il suo messaggio per le nuove generazioni, molto spesso “vittime sacrificali” di un contesto culturale mortificante e allineato agli stilemi di certa TV. Un invettiva poco accomodante a colpi di Rock'n roll e un invito, parafrasando il celebre slogan del rocker a “darci fuoco.” A buttare benzina sulle fiamme ci penseranno due giovani e talentuose band virgiliane che apriranno per Scotto: gli Overboard di Suzzara, con il loro pop rock fresco e accattivante (protagonisti della copertina dello scorso numero di Alta Fedeltà) che nel nuovo album, intitolato Il Mio Orizzonte seguono la strada del migliore brit rock. I nuovi brani degli Overboard sono disponibili in streaming al loro indirizzo myspace. Oltre a loro, questa sera calcheranno il palcoscenico del Tempo anche i mantovani Rude Forefathers, stacanovisti in studio e specialmente dal vivo con in bacheca prestigiose partecipazioni a Metalcamp '09, SunValley, Watchout Festival, esibizioni acclamate a colpi di riff dal grande impatto e melodie sempre originali che si innestano su un tessuto tra il melodic e il death core.

giovedì 20 maggio 2010

Mike Patton: Mondo Cane

Mai mi sarei aspettato di ascoltare con piacere vecchie canzoni italiane che al massimo arrivano agli anni '60, roba da archeologia, da archivi Rai tutt'al più. Invece questo straordinario patrimonio musicale è stato riscoperto da Mike Patton, che ne ha fatto un disco fresco, leggero e tecnicamente inapputantabile. Forse l'unico modo rimasto per dribblare la legittima ritrosia dei più giovani ad approcciarsi alla musica leggera di tanti anni fa (di certo migliore rispetto a quella odierna). 11 brani, dove eccezion fatta per l'arcinota Il cielo in una stanza abbiamo tra le mani gemme nascoste che il cantante californiano, alla luce di una conoscenza musicale quasi sconfinata ha scelto di recuperare e far rivivere con l'aiuto della spalla Roy Paci e soprattutto dell'Orchestra Filarmonica Arturo Toscanini diretta dal Maestro Aldo Sisillo. Un affresco della musica italiana del primo 900; con Scalinatella (Murolo) anche la canzone napoletana trova la sua giusta collocazione, quale fulcro di arte e cultura: se in tutto l'album l'italiano di Patton risulta credibile e non risibile (è sposato con una ragazza emiliana) in questa canzone l'ex Faith No More padroneggia senza problemi il dialetto del sud. C'è lo swing di 20 Km al giorno (Arigliano) e di Che notte (Buscaglione), il pop più arioso de L'uomo che non sapeva amare (Mogol). La palma di migliore interpretazione è contesa tra Deep deep down (Morricone) e Urlo negro (dei Blackmen, un oscuro gruppo anni '60 italiano) con un cantato metal e bello aggressivo che sfocia in un ritornello beat della miglior specie. Mike Patton ha sfornato uno dei migliori dischi italiani dell'anno. Fa effetto no?

lunedì 17 maggio 2010

Dio è morto.

Oggi, a 67 anni se ne va Ronnie James Dio, figura chiave dell'hard rock e dell'heavy metal più classico: ha cantato per i Black Sabbath (aiutando la band orfana di Ozzy Osborne a ritrovare la via del successo), Rainbow, Dio e ultimamente per gli Heaven and Hell. Per intenderci: nel filmone con Jack Black The Pick Of Destiny è il personaggio che esce dal poster appeso nella cameretta di Black.

Rest in peace.

domenica 16 maggio 2010

A testa alta: grazie Leo.

Si congeda dal Milan a testa alta, dopo 13 anni di trionfi e successi vissuti da giocatore, talent scout, dirigente e allenatore. Oltre a Leonardo mollano il colpo il vintagissimo Favalli e soprattutto Baghera la Pantera aka Nelson Dida: ha esaltato, divertito regalato tante gioie a noi rossoneri e va detto, anche qualche "cappella" di troppo. Mou ha vinto ancora (e guai se non l'avesse fatto con la rosa che si ritrova) bravo lui e bravo chi ne asseconda le idee, andando a pescare scarti illustri (Snejder: perché è stato ceduto dai Galacticos?). Se il portoghese dovesse vincere anche la Champions Giacobbo, il re del mistero e del brivido che conduce Voyager su Rai2 (a proposito, Paul Mc Cartney è morto, lo sapevate? L'ancorman di viale Mazzini ne ha le prove) sarebbe pronto a "scongelare" uno speciale ad hoc che intreccia oscure profezie ancestrali, Tolkien, Martin Mystere, il Teschio di Cristallo, le Pantere Nere e Appiano Gentile. Già me lo vedo Giacobbo a sfregarsi le mani con queste primizie. Onore ai vincitori, rien à dir, che hanno banchettato sulle reliquie delle altre formazioni di serie A, cotte e mangiate. L'anno prossimo la pacchia potrà, anzi dovrà finire.

sabato 15 maggio 2010

A Toys Orchestra: Midnight Talks

Dato che al giorno d'oggi ogni cosa, compresa la musica è ormai satura e in giro la concorrenza è "spietata" e agguerrita, gli A Toys Orchestra_consapevoli che una paginetta Myspace o un profilo su FB non bastano più per farsi largo nell'affollato panorama indie italiano, hanno pensato bene di impressionare il pubblico con una cover d'impatto, che ha fatto conquistare alla band campana articoli e prime pagine sui migliori magazine di settore. Il "trucchetto" si perdona loro volentieri, perchè di "ciccia" questo Midnight Talks ne ha parecchia. Dimentichiamoci per un attimo delle 14 canzoni in scaletta, e piuttosto concentriamoci sulla varietà del sound, mutaforme e in bilico tra un passato che rimanda ai Beatles, ad Elton John per l'onnipresente uso del piano e _addirittura_ alla lezione del Syd Barret più melodico e più in generale, ad un mood tipicamente inglese. Il tutto mischiato a soluzioni catchy, come in Mystical Mistake (con synt piacioni quanto mai contemporanei) ed altri trucchetti per svecchiare la formula. In mezzo a tanta verve brit si fa largo anche l'anima italica dei nostri: Celentano, quinto pezzo del lotto, è una dedica in musica al molleggiato, con acustiche e un andamento indolente che l'Adriano nazionale benedirebbe senza pensarci due volte. Il risultato, presto detto è il trionfo del cerchiobottismo, inteso comunque in senso positivo. Un disco piacevole, aperto dalla malinconia di Sunny Days subito spazzata via da Red Alert (se mai i pubblicitari dovessero scegliere un pezzo del gruppo per qualche spot sarebe sicuramente questo). Backbone Blues è quanto di più rock ci sia nell'album (pop) e omaggia l'operazione lodevole dei Calibro 35. Peccato per l'irritante voce sussurrata à la Jane Birkin di Ilaria De Angelis (per il resto ottima polistrumentista) che toglie e impoverisce invece di aggiungere. Però Summer è davvero bella: pollice su.

venerdì 14 maggio 2010

Sputtanarsi (per bene) volume 1.

-Perdita di credibilità-


La sezione "boiate" del blog langue da troppo tempo. Occorre fare qualcosa di incisivo. Occorre fare partire questo video e ricordarsi della lezione di Mauro Repetto, Syd Barret italico, il quinto Beatle, il Mick Taylor (Stones), l'angelo biondo degli 883. Da quando è sparito niente è più stato come prima.

giovedì 13 maggio 2010

Black Rebel Motorcycle Club: Live@Estragon

Spingere un concetto e un suono al punto di non ritorno, a costo di risultare scomodi o indigesti... estremizzare certe vibrazioni oscure, ripeterle come un mantra all'infinito, per creare attraverso riverberi e altri suoni noise e shoegaze quelle atmosfere darkoidi linfa e anima dei pezzi firmati dal trio di San Francisco, e poi tempo un secondo venire investiti dal più autentico rock'n'roll della decade (o quasi). L'incipit di cui sopra rende bene l'idea di cosa significhi assistere ad concerto dei BRMC. In bilico tra i toni più grevi della loro discografia, anche recente, (prendete Aya dall'ultimo Lp) e il mood secco e diretto dei loro pezzi più tirati, con quell'inarrivabile freschezza/grinta che si respirava in Whatever happened to my rock'n'roll (punk rock song) o nei capitoli più tirati del "difficile secondo album" (Thake Them On Your Own: riscopritelo). L'unico difetto imputabile a Peter Hayes e Robert Levon Been è la set list, con alcune perle inspiegabilmente relegate a metà concerto, cosa strana che ha impedito di chiudere con il botto, come ricorderanno i reduci dal memorabile live al Rolling Stone di Milano del 2007. Intendiamoci, il concerto è durato comunque due ore, c'è stato addirittura il tris(!) ed è partito anche il pogo, per la gioia dei tanti presenti all'Estragon. I pezzi che contano dal convincente Baby 81 ci sono tutti: Weapon of Choice e Berlin eseguiti in maniera perfetta. Conferma positiva Leah Shapiro, ex delle Raveonettes al posto di Nick Jago (ancora esule dal duo californiano), precisa e attenta. Poi con il procedere delle canzoni, tra le ombre minacciose _esattamente come la musica dei nostri_ che invadevano le luci del palcoscenico, tra storiche hit e nuove composizioni (le migliori del lotto di Beat the Devil's Tatoo, oltre alla title track sono Conscience Killer e Bad Blood) si è infiltrata la luce di Howl, materializzatosi con Shuffle Your Feet e Ain't No Easy Way esempi di una riscoperta dal valore indisusso e di uno dei migliori album del genere di sempre (un consiglio: consumatelo). Tra tanta carne al fuoco anche Love Burns e Stop. Una serata che conferma come l'alchimia tra uno scatenato Robert e il flemmatico Peter funzioni ancora a meraviglia. Lunga vita ai Black Rebel.

domenica 9 maggio 2010

Whatever happened to my r'n'r?!?

-Senza il video-


Visti ieri sera @Estragon. Grandi.

giovedì 6 maggio 2010

The White Stripes: Under Great White Northern Lights

Forse non sarà uno dei migliori live del decennio, come trionfalmente dichiarato dalla loro label,e nemmeno un disco capace di convertire orde di fan al culto del duo di Detroit. Di sicuro c'è che questo Under Great White Northern Lights non è neppure un live di quelli ripuliti in studio (con "l'aggiuntina" di finti applausi) e questo è un bene. Perchè mostra sul serio le doti (più di Jack) e i difetti (chiedete a Meg) dei nostri, chini sugli strumenti a macinare vecchio rock'n roll da parecchi anni ormai, come Dio (o la sua diabolica nemesi) comanda. Dalla loro ascesa il music biz è cambiato profondamente, riscoprendo le proprie radici tra torridi blues e micidiali riff di rock n roll. Se può risultare facile per le schiere di cloni replicarne il sound, è pressochè impossibile ribattere con altrettanta efficacia alla loro iconografia. Un mondo in apparenza ristretto e bizzarro: visivamente (nel guardaroba solo abiti rossi, neri o bianchi) e stilisticamente, con White "limitato" dalle amnesie della collega dietro la batteria che fa di necessità _straordinaria_ virtù. Capacità interpetativa, presenza scenica, chitarre sfibrate (Ball & Biscuit) percosse compulsivamente, e una voce che non si vergogna di azzardare e sbagliare. Il risultato è manna dal cielo per gli amanti del genere a partire dalle cornamuse (?) nell'iniziale Let's shake Hands, buttate via a tempo di record dal frontman urlante e rimpiazzate da un'interpretazione nervosa e superba,(idem per Black Math). Gli anthem ci sono tutti, a partire dalla schizofrenia di Blue Orchid passando per Icky Thump e Seven nation Army, che non è _vivaddio_ riducibile solo all'onnipresente popopopo... post mondiale 2006 (come crede qualche sprovveduto) ma è uno dei migliori riff di sempre.

lunedì 3 maggio 2010