giovedì 13 maggio 2010

Black Rebel Motorcycle Club: Live@Estragon

Spingere un concetto e un suono al punto di non ritorno, a costo di risultare scomodi o indigesti... estremizzare certe vibrazioni oscure, ripeterle come un mantra all'infinito, per creare attraverso riverberi e altri suoni noise e shoegaze quelle atmosfere darkoidi linfa e anima dei pezzi firmati dal trio di San Francisco, e poi tempo un secondo venire investiti dal più autentico rock'n'roll della decade (o quasi). L'incipit di cui sopra rende bene l'idea di cosa significhi assistere ad concerto dei BRMC. In bilico tra i toni più grevi della loro discografia, anche recente, (prendete Aya dall'ultimo Lp) e il mood secco e diretto dei loro pezzi più tirati, con quell'inarrivabile freschezza/grinta che si respirava in Whatever happened to my rock'n'roll (punk rock song) o nei capitoli più tirati del "difficile secondo album" (Thake Them On Your Own: riscopritelo). L'unico difetto imputabile a Peter Hayes e Robert Levon Been è la set list, con alcune perle inspiegabilmente relegate a metà concerto, cosa strana che ha impedito di chiudere con il botto, come ricorderanno i reduci dal memorabile live al Rolling Stone di Milano del 2007. Intendiamoci, il concerto è durato comunque due ore, c'è stato addirittura il tris(!) ed è partito anche il pogo, per la gioia dei tanti presenti all'Estragon. I pezzi che contano dal convincente Baby 81 ci sono tutti: Weapon of Choice e Berlin eseguiti in maniera perfetta. Conferma positiva Leah Shapiro, ex delle Raveonettes al posto di Nick Jago (ancora esule dal duo californiano), precisa e attenta. Poi con il procedere delle canzoni, tra le ombre minacciose _esattamente come la musica dei nostri_ che invadevano le luci del palcoscenico, tra storiche hit e nuove composizioni (le migliori del lotto di Beat the Devil's Tatoo, oltre alla title track sono Conscience Killer e Bad Blood) si è infiltrata la luce di Howl, materializzatosi con Shuffle Your Feet e Ain't No Easy Way esempi di una riscoperta dal valore indisusso e di uno dei migliori album del genere di sempre (un consiglio: consumatelo). Tra tanta carne al fuoco anche Love Burns e Stop. Una serata che conferma come l'alchimia tra uno scatenato Robert e il flemmatico Peter funzioni ancora a meraviglia. Lunga vita ai Black Rebel.

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