venerdì 18 febbraio 2011

Social Distortion: Hard Times & Nursery Rhymes

Somewhere between heaven and hell: parafrasando il titolo di un loro vecchio disco è li, in quella terra di mezzo tra il successo, i trionfi e le cadute che potremmo collocare la carriera dei Social Distortion. Sempre sul punto di “esplodere” in positivo (corteggiati dalle major) e in negativo (tra tensioni, scioglimenti, litigi e rimaneggiamenti nella line-up) sono tra i più illustri esponenti dell' rock'n'roll punk californiano. Hard times è il settimo album di una serie iniziata nel 1983: un colpo di reni, che restituisce al mondo una band in palla, solida e in grado di cambiare un po' le carte in tavola, rispetto alla rodata attitudine punk rock. Writing on the wall è classic rock anni '80, quello portato al successo da gente come Springsteen e i Replacements. Probabilmente si tratta del pezzo migliore in scaletta. Segnatevi anche Can't take whit you, bellissimo rock che rievoca le suggestioni dei Guns'n Roses di Lies. Still Alive canta Mike Ness nell'omonima canzone, augurandosi che l'avventura possa proseguire ancora a lungo. Ben congegnato il gioco di chitarre nella strumentale Road Zombie, la più “cattiva” di Hard Times... La rabbia però lascia presto il posto alla spensieratezza di California (Hustle And Flow), nient'altro che un omaggio da parte della band agli Stones di Exile On Main Street e all'ineccepibile Take care of yourself, un consiglio che Mike Ness, tribolato leader dei Social Distortion sembra aver fatto suo dopo anni di bagordi. Hard Times and Nursery Rhymes si candida al ruolo di capolavoro tardivo della formazione, mai così consapevole dei propri mezzi.

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