giovedì 10 febbraio 2011

Weezer: Death To False Metal

Dalla seconda metà del 2008 ad oggi hanno già fatto uscire il Red Album, Ratitude, e solo pochi mesi fa Hurley. Tre nuovi dischi, a cui si aggiunge questo Death To False Metal (minaccioso solo nel titolo) composto da 10 pezzi inediti, scritti nel corso della carriera ma mai registrati e una cover, Unbreak My Heart, vecchia hit di Tony Braxton. “Queste _spiega il cantante_ sono sempre state canzoni grandiose, che per un motivo o per l'altro non sono mai finite negli album precedenti". Proprio perché contenente pezzi scritti dagli esordi ad oggi, alcuni capitoli _opportunamente riveduti e corretti_ ricordano da vicino il periodo del Green/ BlueAlbum, ovviamente traslato ad oggi. Pinkerton si sa rimane inarrivabile: è sempre là, pietra angolare della loro discografia, è il disco più tormentato (e bello) scritto da Rivers Cuomo & Co., diventato con il tempo anche il lavoro più apprezzato dalla critica e tirato sempre in ballo dai fan più accaniti, quelli che... “Rivogliamo la band di Pinkerton”. Si mettano il cuore in pace: non succederà, anche se questo giro ci sono andati davvero vicino. Death To False Metal riesce, forse per la prima volta, a riproporne il sound: il rock monotono di Everyone, sporco quanto basta è il miglior tentativo di imitazione possibile di Pinkerton. Chapeau. Abbandonata definitivamente l'iper produzione di Make Believe e Ratitude, i Weezer buttano fuori il loro classico disco di power punk, con la solita dose di naivité nei testi di Cuomo (Let The Music Play, let the good times roll...). A differenza del recentissimo passato di Hurley (disco con il volto dell'omonimo personaggio di Lost in copertina) i pezzi sono decisamente più belli (Trampoline) e gli assoli più riusciti (vedi Blowin' My Stack), mentre rispetto a 15/16 anni fa ora ci sono sonorità anni Ottanta che affiorano qua e la a diversificare un po i brani, come gli effettini all'inizio di Autopilot o di Outta Here.



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