venerdì 21 agosto 2009

The Zutons:You can do anything

-Ripescaggio-
L' altro giorno su K rock ho avuto modo di ascoltare un pezzo di un gruppo "nuovo" _tutto sommato sono sulla scena da pochi anni_anche se, essendo inglesi per la stampa d' oltremanica potrebbero essere pachidermi in età senile avanzata, visto che il primo lavoro ha visto la luce nel 2001.

Dunque, premetto che con gli infiniti ammenicoli tecnologici di cui disponiamo è molto facile reperire musiche nuove, diverse e non è affatto impossibile redarre una mappatura di una larga fetta di band indie al giorno d' oggi. Di solito, questi gruppi additati come salvatori della musica, come messia omniscenti, i sublimi conoscitori dell' essenza più intima, sincera e profonda della musica sono dei pacchi. Poche storie. Altre volte invece, valgono qualcosa, per lo meno un distratto ascolto estivo. Difetto: molto spesso hanno solo quello specifico suono: esempio lampante gli Artic Monkeys, gli ultimi The Coral (quelli di Roots & Echoes), o i The Rascals di Miles Keane(ovvero l' altra metà del cielo del progetto Last Shadow Puppets) piacevolissimo divertissement retrò, di gusto e classe à la Burt Bacharach e vera punta di un movimento che attinge a piene mani da sonorità sixties.

Lontano da queste coordinate si muovono i The Zutons. Tralasciando la S finale, che fa figo in britannia, loro terra d' origine, si differenziano da tutto per la solarità delle composizioni, sporcate in uguale misure da pop rock e soul e con evidenti richiami alla tradizione Brit. Il ventaglio di possibilità della formazione si amplia maggiormente grazie alla bellissima Abi Reading al sax (mi sono innamorato.... non ci sono storie, mi ha stregato, lei è Jennifer Aniston giovane, sexy, grintosa... va beh, stacco la spina, in questo post si parla di musica) ed anche ai cori. L' ultimo album licenziato dai The Zutons è stato You can do anything ed è stato prodotto da George Drakulakis, già produttore dei primi due album dei Balck Crowes, parlo di Shake your money maker e di The Southern armony and musical companion. Con il suo ingresso in cabina di regia si intravede un tentativo, abbastanza riuscito, di mescolare il proprio background con quello della tradizione sudista a stelle e strisce. La copertina dell' album è tutta un programma, nel deserto si staglia questa enorme Z simbolo del gruppo che la circonda, ed essendo d' acciaio la luce del sole si sbatte sulle sue pareti dando ulteriore lustro al trade mark della band. Vogliono forse suggerirci che in mezzo a un deserto la z più luminosa è la loro?

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