mercoledì 5 novembre 2008

Land of Hope and Dreams2

Barack Obama ha vinto, confermando quanto gli exit pools andavano dicendo da parecchio tempo. Per quanto bravo nella condotta della campagna elettorale John Mc Cain non è riuscito a colmare l' enorme divario dal suo avversario. Compito ingrato, se l' eredità che il tuo partito e il Presidente uscente lascia in dote è drammatica. A nulla è servito l' exile on main street di Bush durante la campagna elettorale: molto spesso assente e volutamente costretto ad un low profile per cercare di ridurre agli occhi degli elettori l' imparentamento, nascosto quasi a intonare l' adagio occhio non vede cuore non duole. Oltreoceano e non solo, la memoria lunga rimane (il Texano è il presidente col più basso gradimento della storia). Lezione di stile e di democrazia quella dello sconfitto Mc Cain che con dignità, orgoglio e compostezza ha accolto il verdetto dichiarandosi onorato per aver servito il paese.Tuttavia era sbagliato associare il veterano del Vietnam con George: il primo, pur avendone accettato l' endorsement ha sempre rivendicato la propria posizione di cane sciolto, di outsider all' interno del Republican Party. Per rispondere al wind of change di queste elezioni serviva la novità, bisognava invertire la rotta con simboli forti, personificazioni del cambiamento, figure a cui Joe the Plumber o chicchessia potessero fare sicuro affidamento. Servivano characters, ben delineati, dal profilo netto e chiaro. Essendo Mc Cain il cavallo migliore nella scuderia Repubblicana, scelto per la sua determinazione, per l' esperienza ha cercato di intercettare i voti dell' elettorato democratico pro Hillary deluso dopo l' esito delle primarie. Sarah Palin, la novità, era l' avatar dell Hilarismo di destra, una donna come vice presidente del più importante uomo del mondo. Niente da fare. Hanno ceduto il passo, caduti come birilli dallo strike di Obama nel suo boowling: l' America.
L' esito parla chiaro il linguaggio della meritocrazia, tanto caro a quella meglio gioventù americana che ce l' ha fatta , così come il senatore nero, prima a lavorare nello staff di Clinton poi, qualche anno fa, a muovere lo scacchiere per John Kerry, il candidato democratico nella scorsa tornata elettorale. Obama ha corretto il tiro la dove il predecessore dem fallì: mai effettivamente in sintonia con la gente, enigmatico, mai nelle corde dell elettorato giovane nonostante gli sforzi profusi dalla campagna Vote for Change promossa tra gli altri da Pearl Jam, Bruce Springsteen, R.E.M., Dave Matthews Band etc... Un giovane americano non tollera scivoloni maldestri come il suo: "adoro guardarmi il football sorseggiando una bella birra calda e mangiando una pizza fredda". Peccato veniale, direte voi, ovvio, c'è ben di peggio. Però quel suo sforzarsi di piacere ad ogni costo e forse il freddo (e malcelato) distacco con cui portò avanti la propria campagna gli furono fatali: assieme al fatto che molti dei giovani che andarono al Vote for Change Tour quella mattina rimasero bellamente a casa. Un cocktail, per l' appunto fatale. Quando il partito si risvegliò dalle illusioni, stravolto per la pacca presa e lo star system democratico capì che la casa bianca sarebbe rimasta ancora inospitale per i propri colori, gli strateghi iniziarono a cercare il volto nuovo, ad autoimporre una scarica di elettroshock al loro interno, a ricompattare le fila.Il tempo, galantuomo, designò l' uomo giusto per dare il via alla rivincita. Una rivincita che parte da lontano, quindi. Oggi sembra di rivivere il sogno di M.L. King, 40 anni dopo... Ora speriamo che i sogni diventino realtà e non si trasformino in incubi.. le promesse sono state fatte, il patriottismo, la gente, le folle hanno avuto la loro dose di appagamento teorico. Adesso che siamo, ancora contenti e felici, tutti gli Obama de noatri e gli ex lacchè di Giorgio si riempiono la bocca di Obamismo e di affinità elettive e attitudinali palesi solo nella loro immaginazione_ ma nella realtà dei fatti diametralmente opposte_ per non dire quasi avverse, svegliamoci dal sogno, subito dopo il periodo di torpore rappresentato dall' interregno Bush/Obama, dall avvicendamento, dal passaggio di testimone e di consegne. Le gatte da pelare sono tante, le patate incandescenti abbondano e le Cassandre che hanno sbandierato fedeltà a Barack potrebbero (abbinandosi ai vari Giano bifronte del' opinione pubblica) strillare subito quello che non va. He's just a man, ricordarlo è opportuno, non è San Francesco ne Chuck Norris( il quale potrebbe da solo risolvere i problemi del mondo a colpi di Kung Foo, magari con la consulenza di Mc Gyver, di Steven Segall e di altri last action hero del nuovo mondo). Ha bisogno di tempo e a mio avviso di allontanarsi il più in fretta possibile dal sensazionalismo di questa campagna elettorale. Ora parleranno i fatti. Grazie a lui l' Amorica ha la possibilità di svoltare, per davvero.
This is history: right here, right now.

3 commenti:

costicols ha detto...

Per scazzi telematici per qualche giorno non riuscirò ad aggiornare il blog purtroppo, sabato spero di pubblicare qualche vostro commento. Hello folks! A presto

Anonimo ha detto...

penso che questo sia il post più bello!!!...piaciuto sul serio!adesso speriamo che barack porti un vento nuovo...anche se parlando chiarocome dici he's just a man...but i think he could be a great man!...a sa spera....

costicols ha detto...

da bon! lui non può essere un bluff, non può essere una figurina!