venerdì 22 maggio 2009

Depeche Mode: Sound of the universe


Non manca (quasi) niente a Sound of the universe: il titolone definitivo e assoluto _come accadde per lo storico Music for the masses pubblicato nel 1997 dalla premiata ditta Gore & Gahan_ atmosfere dark, e carrettate di synt, i balocchi preferiti da Martin Gore, il principale compositore della band che ha ampliato la propria collezione comprandone alcuni su E-Bay. Il suono, a dispetto del titolo, non è universale, rimanda inequivocabilmente a loro. E a seconda delle opinioni può essere un bene o un male. E' un album più omogeneo rispetto a Playing The Angel, ma privo del mordente del predecessore, forse meno coraggioso. Certo, la scelta di lavorare con suoni e strumenti eighties rappresenta un'operazione di recupero interessante, il problema è che dopo le buone intenzioni iniziali abbiano tirato i remi in barca. Detto questo, gli arrangiamenti sono ricchi di sfumature e particolari che crescono ascolto dopo ascolto. Stiamo comunque parlando di un gruppo storico e di un lavoro apprezzabile. Il singolo monocorde Wrong sacrificando l'originalità in nome di un appeal decadente e radiofonico centra poco o niente con il resto delle tracce in scaletta. Sound of the universe è in definitiva un disco di atmosfere, con qualche ottimo momento, con Perfect, e Corrupt su tutte, mentre Fragile tension è la versione aggiornata di Suffer Well del precedente disco. Manca il pezzo che svetta in mezzo ai tanti manierismi. D'autore e ineccepibili ma pur sempre manierismi.

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