giovedì 16 luglio 2009

Chickenfoot

Oltre all'etichetta explicit lyrics appiccicata sulle copertine di album troppo "cattivi", ne servirebbe un'altra a certificare i lavori dei supergruppi, mostri a più teste che molto spesso scontentano i fan di questo o quel musicista coivolto nell'esperimento: gli Audioslave, sciolti senza troppi rimpianti, hanno lasciato l'amaro in bocca ai fan dei Soundgarden e dei Rage Against The Machine di Tom Morello. Il difetto più grande la mancanza di amalgama tra i 4 e un atteggiamento troppo serioso. L'omonimo dei Chickenfoot, non corre pericoli del genere. Deluso per la mancata convocazione alla recente reunion dei Van Halen, Sammy Hagar ha arruolato Michel Antony al basso, con cui ha diviso gioe e dolori negli ottanta, il Peperoncino Chad Smith e nientemeno che Satriani come axeman, e ha realizzato l'album che l'ex socio (Van Halen appunto) non farà più. Qui finisce la fantapolitica rock. Ora per fortuna Chickenfoot offre parecchi assist per parlare di ottima musica, l'hard rock piacione di Sexy Little Thing che flirta con il blues e in alcuni momenti, come nei coretti di Oh Yeah addirittura con l'hair metal anni '80. Nessuno esagera con assoli e virtuosismi piuttosto gli sforzi sono a vantaggio del collettivo e di una formula ben bilanciata. Niente che faccia gridare al miracolo, per carità, di certo un buon divertissement o come direbbero i maligni, un antidoto alle crisi di mezz'età. Avercene.

Nessun commento: