E' toccato agli Hacienda, giovane band fiorentina, aprire le danze con il loro indie rock di stampo brit. Meno peggio del previsto i Twisted Wheel (bizzarro il destino, li trovo assolutamente mediocri e per ben due volte me li sono dovuti sorbire come gruppo spalla). Poi sono arrivati i Kasabian. E il riff alieno di Vlad the Impaler ha aperto un concerto memorabile per intenistà e coinvolgimento. Where did all the love go, Underdog, il groove lascivo di Fire, i singoli _cazzuti_dell'ultimo album ci sono tutti, assieme alle storiche Club Foot e LSF. Sicuramente il gruppo che più a scaldato la platea meneghina. Per spessore e bravura avrebbero dovuto esibirsi dopo i Kooks, che nonostante il repertorio leggerino, imbastito su un pop rock dai ritornelli contagiosi ci hanno messo l'anima per non sfigurare e portarsi a casa la pagnotta. Gli autori di Naive hanno
Tutte le band in cartellone hanno assisitito dal lato del palco al live dei Deep Purple. Higway Star (solo quella però)sembra una chimera per la voce di Ian Gillan, impeccabile con Hush, Perfect stranger e altri classici sparsi lungo 40 anni e più di carriera.
Immortali, come il riff di Smoke on the water.
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