lunedì 7 settembre 2009

I-Day Festival@Milano

Se c'è 1 elefante nella stanza meglio presentarlo subito. Dunque, parafrasando questo antico adagio, reso famoso da Randy Paush (vedi post del 6 agosto), l'elefante nella stanza dell'I day music festival, è la defezione degli Oasis alla vigilia. I mancuniani hanno dato buca, grazie all'ennesimo parapiglia di una carriera fatta di eccessi e fuori dalle regole. Ora è irrilevante chi abbia distrutto la chitarra a chi, tra i due Gallagher non scorre buon sangue e questo lo sapevamo. Peccato per l'epilogo inglorioso, per il pubblico e gli organizzatori del festival, anch'essi "vittime" degli eventi e di un calo sensibile di presenze dovuto all'assenza della band principale. All'ultimo sono arrivati i Deep Purple, esempio di professionalità e di carisma nonostante la datata anagrafe.
E' toccato agli Hacienda, giovane band fiorentina, aprire le danze con il loro indie rock di stampo brit. Meno peggio del previsto i Twisted Wheel (bizzarro il destino, li trovo assolutamente mediocri e per ben due volte me li sono dovuti sorbire come gruppo spalla). Poi sono arrivati i Kasabian. E il riff alieno di Vlad the Impaler ha aperto un concerto memorabile per intenistà e coinvolgimento. Where did all the love go, Underdog, il groove lascivo di Fire, i singoli _cazzuti_dell'ultimo album ci sono tutti, assieme alle storiche Club Foot e LSF. Sicuramente il gruppo che più a scaldato la platea meneghina. Per spessore e bravura avrebbero dovuto esibirsi dopo i Kooks, che nonostante il repertorio leggerino, imbastito su un pop rock dai ritornelli contagiosi ci hanno messo l'anima per non sfigurare e portarsi a casa la pagnotta. Gli autori di Naive hanno omaggiato gli Oasis con un abbozzo di Live Forever, intuizione di ciò che avrebbe potuto essere l'ultima data del Dig Out Your Soul tour.
Tutte le band in cartellone hanno assisitito dal lato del palco al live dei Deep Purple. Higway Star (solo quella però)sembra una chimera per la voce di Ian Gillan, impeccabile con Hush, Perfect stranger e altri classici sparsi lungo 40 anni e più di carriera.
Immortali, come il riff di Smoke on the water.

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