venerdì 8 gennaio 2010

Jane's Addiction: Ritual de lo habitual

In Nothing 's Shocking c'era tutto: la furia, l'steria, la dolcezza e la disperazione in cui si rispecchiava una generazione, nell'attesa di Essere (suo malgrado) etichettata frettolosamente come la generazione X: gente vuota e disillusa, secondo certi detrattori frettolosi. Su queste premesse, sulla disillusione e sulla follia si sono nutriti i Jane's Addiction. Il loro esordio è stato semplicemente disarmante, basato su immagini deformate, gridate. Ritual de lo habitual invece è stata la chiusura del cerchio, la naturale prosecuzione, il culmine compositivo di un gruppo seminale. Che ha chiarito una volta per tutte cosa fosse l'alternative più puro all'alba del grunge. Rivoluzionari prima della rivoluzione quindi. L'ultima prova di grandezza prima che la premiata ditta Farrel/Navarro andasse (momentaneamente) in stand by. I suoni, la chitarra acida di Navarro, i suoi assoli impossibili (debitori tanto di Hendrix quanto di Page), la voce stridula e sgraziata dell'inventore del Lollapalooza, la batteria indemoniata di Stephen Perkins e il basso di Eric Avery creavano un affresco sonoro , mai arrendevole, decadente ma malato sguaiato, sexy, vibrante energia e sonorità ora latine, ora di colpo cupe, gotiche. Punk, metal, rock, funk, serviti con assoli incredibili e suonati con un'urgenza d'altri tempi. Three Days E la trasposizione in musica del concetto di epicità: il basso e poi l'ipnotico arpeggio di chitarra accompagnano la voce effettata di Farrel, prima che un tappeto di percussioni conduca lentamente al meraviglioso assolo di Navarro, forse qui alla sua prova definitiva. In Ritual de Lo Habitual c'è anche il funk rock di Stop e Been Caught Stealing. La chiusura è con la dolcezza fuori tempo di Classic Girl, nuovo esempio, Dopo Jane Says nel precedente Lp, di abilità nello scrivere ballate sognanti.
Un capolavoro.

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