giovedì 4 marzo 2010

The Hot Rats: Turn ons

Turn ons vuole essere solo un divertissement, concepito da Gaz Combers e Danny Goeffrey (due terzi dei Supergrass) come un side project in cui omaggiare band rock, pop, punk inglesi e americane. In un momento storico dove gli album di rivisitazioni sono all'ordine del giorno _ ad esempio il disco di cover di Peter Gabriel_ spesso proposti in chiave concettuale e minimale, qui si viaggia in parallelo rispetto ai “classici”, quindi con la garanzia e il vantaggio di schivare la sòla. Assolutamente condivisibili gli intenti del duo prodotto da Nigel Godrich (collaboratore storico di Radiohead, Beck, Air...) così come il risultato: un "party" album _ammesso che ne esistano ancora e soprattutto che questa definizione abbia un senso_ suonato con passione senza stravolgere troppo il mood e le atmosfere degli originali, semmai tirati a lucido nella loro versione 2.0. Nello specifico si faccia attenzione a Big Sky: così come l'originale dei Kinks rischia di andare in loop continuo nel vostro stereo. Per una The Crystal Ship (Doors) meno strutturata ma più chitarristica, c'è una E.M.I. privata dalla furia iconoclasta dei Sex Pistols, e addomesticata in chiave pop. Up in the Junction, capitolo finale e perfetto dell'album suona nettamente meglio rispetto all'hit degli Squeeze, (meno "volemmose bene" per intenderci). Love Cats scomoda Robert Smith, e lo fa senza essere blasfema, la cover di Bike tira in ballo addirittura i Pink Floyd di The Piper At Gates of Down e non rinuncia nemmeno alla coda psichedelica firmata Syd Barret. Queen Bitch, reclama solo di essere suonata ad alto volume, Bowie approverebbe sicuramente. Peccato solo per (You gotta) fight for your right (to party!) che proprio non convince. Tirando le somme un ottimo diversivo per dribblare l'attesa del nuovo album dei Supergrass, tornati con Turn Ons alla gioa di suonare per il gusto di farlo, senza spremersi troppo le meningi.

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