Nuova band questi Sweet Apple, americani che fanno un rock robusto e divertente vicino ai momenti più easy listening dei Dinosaur Jr (non a caso tra loro milita J.Masics). Sotto di loro l'ispirazione per la cover, trovata nell'artwork di Country Life dei Roxy Music, More thanthis... rimembri? Sgruse ste donne comunque.
Sinceramente cosa ne pensate? Intendo della canzone, di certo non del pessimo titolo (Tenderoni... sigh...). Lui è Kele Okereke il cantante dei Bloc Party al debutto solista.
Per anni ho creduto che l'ascolto tout court dell'heavy metal fosse pedissequo esercizio di buffi stereotipi. Onestamente un po lo penso ancora, anche se non ho più quello snobismo (per fortuna) che mi faceva pensare alla "fase metal" come ad una strana malattia estantematica, l'ennesima sciagura dopo morbillo e varicella e ultimo ostacolo prima di diventare ometti (poi scoprì che non è proprio così). In questi anni il tempo mi ha reso saggio instillando in me poche e radicate convinzioni, pochi concetti partendo dai quali sto sgretolando tutto il resto: non sappiamo un cazzo come singoli e come gruppo, insieme di cittadini e persone siamo vessati da una classe dirigente ancorata a vecchi schemi logori, salme che stanno banchettando sulle nostre teste, per cui non sprechiamo amore per la nostra nazione (parafrasando un pezzo dei BlackRebelMotorcycle Club). In secondo luogo, e non è poco, se ho liquidato in poche righe la mia vis polemica (caduta sotto i colpi di un sano nichilismo) è per merito del rock n roll, la mia personale religione, chitarra basso batteria, e nel caso del metal, anche scena e "pose", che _per inciso_ sono eccezionali. Up The Irons. E' questo il punto, il motivo della mia folgorazione sulla via di Damasco è partito da un aspetto meramente visivo... il fumo e non l'arrosto, l'artwork, sempre sublime, dei loro album e non l'ascolto di quegli stessi album che ho appena recuperato: Killers, Numberof the beast, Brave newworld, Liveafterdeath. LP che ad ogni modo sono godibilissimi e mi piacciono davvero molto. In un certo senso sono rassicuranti, rappresentando per il metallo quello che sono i Ramones per il punk. Dei fumettoni forse, ma per la miseria dei grandissimi. Perché hanno fatto tutto da soli arrivando ad un livello di popolarità incredibile senza dar via il... con relativamente pochi o nulli passaggi in tv e in radio, e una semplice intuizione di marketing che è cresciuta col tempo fino a diventare il loro inequivocabile marchio di fabbrica: Eddie, il teschio mutaforma che campeggia su tutte le loro copertine e sulle magliette che ogni fan della vergine di ferro sicuramente possiede, come il chitarrista dei FooFighters che ne esibiva una nel video di Breakout o RyanAdams nel booklet diCardinology, dove indossava una bella t Shirt dei nostri, (abbozzo: credo fosse quella diSomewhere in time). Ora è uscito The FinalFrontier, nuovo capitolo della saga, ovviamente (ma serve davvero che lo dica?) niente di nuovo sotto il sole. A questo genere di gruppi chiedere di cambiare troppo sarebbe non solo idiota ma inutilmente fuori luogo, non stiamo parlando di PinkFloyd, ma vivaddio degli Iron! Quindi assoloni come Their S. Majesties comanda, freshate come il video gioco sull'homepage del loro sito, numeri sul palco, teschi, mummie, e tanto sano rock n roll. Probabilmente sono tra i 3 gruppi con le migliori maglie di sempre. E probabilmente sono il mio gruppo metal preferito. Let's maidenizeand Up The Irons!
Non conoscevo gli Arcade Fire. Lo so.. di cazzate se ne possono fare molte: ne farei una bella grossa se nel mio piccolo, dopo aver ascoltato la meravigliosa title track del nuovo album non approfondissi il "discorso" e il concept dietro The Suburbs.
Richard Ashcroft da solo proprio non riesce a fare il colpaccio. Un adepto al culto del brit pop che ha consumato Urban Hymns non dovrebbe essere così critico verso il frontman di una band che tanto ha dato alla musica britannica e non solo. Ma va detto, questo nuovo album è leggerino, troppo. Sembra che il lucky man di Wigan soffra della stessa “sindrome” che ha colpito anche Ian Brown una volta sciolti gli Stone Roses: senza una band vera e propria, senza un chitarrista che dia concretezza a certe intuizioni e sia in grado di fermare quando occorre, ci si trova spaesati, persi nell'abbondanza e nell'incoerenza di una produzione ridondante e asettica. Il plurale comprende questi cantanti, forse troppo orgogliosi, e gli ascoltatori, sicuramente delusi da prodotti come questo. Si, perché il singolo Areyou ready (oltre 6 minuti) non è male, ma non decolla, e viaggia su una mediocrità che il nostro non ha quasi mai dimostrato (magari inconsapevolmente) come in questo caso. La fregatura è lecita e ampiamente preventivata se si rimpiazza Nick Mc Cabe, chitarrista spettrale e psichedelico dei Verve, con un gruppo di yesmen privi della personalità e della statura artistica per indirizzare, e imbrigliare l'urgenza compositiva della “stella”. Piccole contaminazioni black su un tessuto pop/soul: niente di trascendentale, niente che faccia gridare al miracolo o per lo meno che rimanga impresso dopo un paio di ascolti. Non c'è nessuna rinascita (come vorrebbe farci credere nel testo di Born again). Un peccato davvero, perché se questi United States of Sound sono il motivo per cui si sono sciolti per l'ennesima volta i Verve nello scambio ci hanno perso tutti, Ashcroft per primo.