venerdì 17 settembre 2010

AC/DC: Back in Black

Back in Black ha convinto qualcosa come 50 milioni di persone, certe che il primo disco del dopo Scott meritasse più di una chanche. Era il 1980, gli australiani con la dipartita del co-fondatore perdevano tragicamente non solo uno dei migliori cantanti in circolazione, ma anche un compagno di bisbocce e un fratello. Dopo qualche tempo la scelta del sostituto è caduta sul vocalist dei Geordie Brian Johnson, più disciplinato del predecessore ma dallo stile altrettanto graffiante. "There was fifteen million fingers learnin' how to play and you could hear the fingers pickin' and this is what they had to say sound drums guitar, let there be rock let there be rock 'n' roll." Col senno di poi queste liriche, estrapolate da una loro canzone di qualche anno prima (Let There Be Rock appunto) descrivono bene l'effetto indotto da Back in Black su un'intera generazione di rocker. 10 pezzi al fulmicotone, per quello che, a conti fatti, è l'apice della loro lunga carriera discografica. Si parte con la tetra Hell's Bells, riassunto delle puntate precedenti e ponte con il recente (e drammatico) passato. I rintocchi funerei delle campane piano piano fanno spazio a chitarra, batteria e basso... un giro semplice che si protrae per un minuto e mezzo prima che arrivi Johnson con la sua voce rauca e stridula. Angus Young si supera ancora una volta con un solo strutturato e molto espressivo, sorretto da una sezione ritmica poderosa e puntuale. Shoot to Thrill, quintessenza del rock esalta le doti del batterista Phil Rudd e introduce il terzo gioiellino What Do You Do For The Money Honey, ottimo hard blues alla pari di Rock'n'Roll Noise Pollution o di Let Me Put My Love Into You. Quasi superfluo parlare della title track, celebre riff e punta di diamante del disco più venduto di sempre dopo Thriller di Michael Jackson.

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