domenica 5 giugno 2011

Metallica: Black Album

Il Black Album è lo spartiacque nella carriera dei Metallica. Pubblicato nel 1991 divide nettamente in 2 tronconi distinti la strada dei 4 di Frisco: prima divinità intoccabili del trash metal e da lì in avanti pronti a fare dei capitomboli qua e la (Load, Reload, Garage Inc. St Anger...). L'ultimo disco di inediti veramente degno di nota è questo. Un lavoro aperto alla grandissima con Enter Sandman, uno dei pezzi più noti e apprezzati dell'intera discografia dei 'Tallica. Con Bob Rock in cabina di regia il gruppo ha limato il proprio sound in virtù di un prodotto più accessibile: ottimo hard rock con rimandi al glorioso passato di Masters of Puppets e affini. Enter Sandman si identifica in un riff clamorosamente efficace, preludio per un chours assolutamente evocativo e molto più aperto rispetto alla classiche atmosfere cui fino ad allora il gruppo aveva abituato i propri fans. Kirk Hammett non lesina sugli assoli ed è ancora una volta autore di una prova magistrale. Ai tempi i puristi storsero il naso quando sentirono per la prima volta la stupenda (credo che non ci siano altri termini per definirla) Nothing Else Matters, cavalcata lunga una manciata di minuti ricca di pathos e sfumature alla pari di The Unforgiven. Il manifesto della seconda fase dei Metallica potrebbe essere questo. Wherever I May Roam rimane uno dei capitoli migliori, con la voce graffiante di James Hetfield che si fa largo pian piano dopo oltre un minuto di strumentale in cui il gruppo pesta a dovere sugli strumenti e riporta in auge sonorità hard rock della miglior specie. Che dire: siamo di fronte al capolavoro, un prodotto che non ha paura di citare trovate “morriconiane” inserendole in un contesto molto più “duro e puro”. In definitiva il back album è l'istantanea di un gruppo che per un breve periodo trovò il perfetto compromesso tra l'integrità artistica e la voglia di farsi conoscere e apprezzare dal pubblico.

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