giovedì 9 giugno 2011

My Morning Jacket: Circuital

Quintali di roba, quintali di spunti, linee melodiche, intuizioni, idee, abbozzi, possibilità. Il trionfo per gli indecisi, cui è fornita l'apologia definitiva per difendere con orgoglio la propria natura. Si, perché si può star bene anche senza decidere, senza rinchiudersi negli spazi troppo angusti di un genere musicale, meglio andare a mani bassse fregandosene della classica formula strofa/ritornello/strofa. Lo sanno bene i My Morning Jacket, che con il nuovo Circuital confezionano un prodotto buono per tutte le stagioni, un dischetto che in certi momenti potrebbe strizzare l'occhio ad un film di Tarantino, alla colonna sonora di un teen drama americano, e in altre occasioni potrebbe stare bene solo sullo stereo dell'appassionato. Parafrasando Le Luci della Centrale Elettrica (aka Vasco Brondi) per ora dovremmo limitarci a chiamarla schizofrenia. Niente di più sbagliato: la volontà precisa della band è quella di essere il più libera possibile, leggera, ironica. Attratto dal provocatorio titolo di Holdin'on to black metal, l'ascoltatore non può che sorridere e lasciarsi trasportare dalle atmosfere rarefatte e lievi del pezzo. Slow slow tune è una ballad fuori tempo, languida e calda, forse la cosa più vicina ai Wilco di questo Circuital. Victory line si apre con il suono pieno di un gong, ed indugia mantenendo un'andatura orizzontale, in cui la chitarra improvvisa reggendo il gioco alle architetture della parte cantata, prima di accelerare in un crescendo improvviso e deflagrante. Oltre ad una rassicurante Wonderful (The way I feel), dal sapore country, Circuital offre anche il pop à la Beck di First light. Movin Away, piano e voce, riporta indietro le lancette dell'orologio agli anni Settanta. E qui James spiega chiaramente il motivo di questa inqiuetudine sonica ed esistenziale: "E anche se c'è una nuova linea di vita. non dimenticherò quello che ho lasciato alle spalle. Una nuova vita per creare. Una nuova piccola vita."

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