mercoledì 27 luglio 2011

Kaiser Chiefs: The Future is Medieval

In Rainbows dei Radiohead fece parlare di se con mesi d'anticipo rispetto alla data di pubblicazione ufficiale. Tutto merito trovata di Tom Yorke e soci di vendere il cd direttamente sul sito web della band: oggi i Kaiser Chieds rilanciano l'idea e buttando sul mercato The Future is Medieval provano a dare uno scossone alla loro carriera. Una carriera partita alla grande (a suon di tormentoni del calibro di Oh My God, I Predict a Riot e Ruby) che ha perso parte del proprio appeal (o dell'effetto sorpresa) nell'ultimo Off With Their Heads, accolto in maniera piuttosto freddina dal pubblico nonostante la buona qualità del prodotto finale. Questo quarto lavoro della formazione di Leeds è e sarà per forza di cose il meno omogeneo, il più “indefinito” nella loro discografia. La ragione è semplice ci sono più album dei Chiefs. Sul sito del gruppo è possibile scegliere 10 delle 20 canzoni proposte per individuare la tracklist dell'album. Qualcuno potrebbe definirlo il primo esperimento di discografia 2.0, in cui la rete e il “prodotto finale” diventano opzioni in mano alla discrezionalità di chi sta davanti alla tastiera. Tutto molto bello sulla carta, peccato che 20 brani da elaborare in un botto solo non sono facili da digerire e soprattutto non sono facili da realizzare: ecco, i filler, i riempitivi ci sono, innegabile dirlo, tuttavia è possibile bypassarli facilmente. A livello sonoro non ci sono grandi scossoni, il mood rimane quello del brit à la Blur, riveduto e corretto seguendo la lezione di Employement e aggiungendo robuste dosi di pop anni Ottanta: da includere nel disco Start with nothing, Can't mind my own business, il singolo Little Shocks (che sa molto di Kasabian) e Dead or in Serious Trouble.


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