giovedì 18 agosto 2011

Black Country Communion:2

Black Sabbath, Led Zeppelin, Deep Purple: la sacra triade del hard inglese anni Settanta si è rimaterializzata _ con le dovute proporzioni _ oggi nei Black Country Communion, ultimissimo dream team del rock internazionale (dopo Them Crooked Vultures e Chickenfoot). Dopo il buon esordio di un anno fa, la band è rientrata sulle scene pronta a portare in giro per il mondo il prorpio inconfondibile stile, basato su un classico blues hard rock come Dio comanda, un genere troppo spesso trascurato. Per chi non li conoscesse: alla voce e al basso l'ex Deep Purple Glenn Hughes, alla chitarra Joe Bonamassa _ uno dei più apprezzati maestri della sei corde a livello internazionale _ alle tastiere l'ex Dream Theater Derek Sherinian e a picchiare sulla batteria Jason Bonham (il figlio di John “Bonzo” Bonham). E proprio con The Battle for Adrian's Wall, ci si aspetta da un momento all'altro la voce tagliente di Plant: in realtà, nonostante l'intro identico il pezzo ha poi un andamento più vicino a band come i Journey o in alcuni punti i Van Halen: insomma, come avrete abbondantemente avuto modo di capire, questo lp non regala nulla di sconvolgente, scordiamoci l'effetto sorpresa. Tuttavia il pregio migliore dei Black Countrty Communion risiede in un songwriting limpido, che aggiorna la lezione dei loro padri putativi, rendendo l'ascolto fresco e accattivante. Merito della sciabolate di chitarra di Bonamassa e della voce piena e potente di Hughes (in alcuni punti ricorda l'ultimo Cornell). Di un altro livello Cold. Il disco fila via che è un piacere, sia nei momenti più tirati (Smokestack Woman, The Outsider) che nei pezzi più dilatati e psichedelici, degna conclusione a questa seconda prova dei BCC.



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