lunedì 7 novembre 2011

Wilco: The Whole Love

One Sunday Morning è il link al recente passato, l'omonimo album del 2009, tutto il resto invece si ricollega al lato più sperimentale dei Wilco. Di questo è fatto l'ultimo lavoro licenziato da Jeff Tweedy e dai suoi compagni d'avventura che hanno deliberatamente messo in minoranza il classic rock delle ultime prove, trasformandolo in uno sperimentalismo che rielabora e ricorda per certi aspetti i Radiohead : Art of Almost è un ossimoro tra il classicismo che lotta per non farsi affogare in quel mare di synth e campionamenti esplorato, in modo più estremo, dalla band di Yorke già ai tempi di Kid A; poi dal nulla arriva lo squarcio di un assolo di chitarra a scompigliare le carte, a imporsi in zona cesarini. Il ricorso all'elettronica rappresenta in definitiva, l'occasione più facile del mondo per “variare sul tema” della classica rock song americana, fonte del sound della band. The Whole Love è il lifting che serviva ai Wilco per non ripetersi, per continuare ad evolversi, anche se logicamente è molto più accessibile ed immediato rispetto ad ogni pezzo cantato da Yorke: Tweedy cerca l'invenzione nella costruzione degli arrangiamenti trasformando le melodie in piccoli gioielli che citano tutti e nessuno, ora i Beatles (Capitol City con le voci in sottofondo, e quegli effettini che fanno molto Sg.Pepper 2.0) ora Bowie, con piccoli inserti “sintetici”, predominanti solo nel pezzo d'apertura. Ribadisco: non è un disco elettronico, semmai un lavoro utile a mischiare le carte nella loro discografia, il fratello educato e composto di quel gioiello che risponde al nome di Yankee Hotel Foxtrot.

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