sabato 28 aprile 2012

Jack White: Blunderbuss


Con questo disco Jack White ha dimostrato, ancora una volta, il proprio talento compositivo, un dono che lo ha reso uno dei più prolifici ed ispirati artisti attualmente in circolazione. Durante le interviste promozionali, “Mr. Third Man”ha rilasciato dichiarazioni contraddittorie nei confronti dei White Stripes: prima ha giudicato morto e sepolto il progetto, salvo poi ritrattare. Questa a conti fatti è l'unica anomalia nel presente di White, mai così consapevole del proprio passato (The Raconteurs, The Dead Weather etc.) qui riassunto, reinterpretato e proiettato in un futuro che annuncia altri successi a partire da questo Blunderbuss. Nello stesso calderone confluiscono rock, garage, gospel, country: il tutto viene poi amalgamato e tenuto assieme da tonnellate di blues. Nel complesso Sixteen Saltines è il capitolo che rimanda maggiormente ai vecchi anthem di White, mentre altri momenti sono per struttura differenti: Missing Pieces sembra uscire da un disco dei Faces o degli Stones dei primi anni Settanta, I'm Shakin, con il suo piglio rockabilly potrebbe essere una outtake dei migliori Heavy Trash. Blunderbuss offre spazio anche al funk rock deviato di Freedom at 21 _ sporcato da un solo erede di Icky Thump), alla sofferta Hypocritical Kiss e soprattutto al primo singolo Love Interruption, sensuale duetto con Ruby Amafu.

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