giovedì 6 settembre 2012

Bloc Party: Four

Il quartetto inglese è un gruppo di miracolati: dopo il flop conclamato di Intimacy, album uscito più per esigenze contrattuali che altro, Kele Okereke & Co. si sono rimessi in carreggiata, uscendo da quella spirale autodistruttiva di tensioni e litigi che li aveva portati a un passo dallo scioglimento; probabilmente il rompete le righe è stato evitato dallo scarso appeal del disco electro del cantante, passato in sordina e velocemente archiviato, così come le sue velleità di carriera in solitaria. L'album, registrato interamente a New York, si apre con So he begins to lie, power ballad che si congeda con un caustico finale in crescendo. 3 x 3, pessimista quanto basta e il singolo Octopus sono il miglior link con le origini post punk dei londinesi, ri-energizzati a dovere dopo le ultime sperimentazioni elettroniche, tutt'altro che memorabili. Real talk, rallenta con una serie di arpeggi di chitarra a sorreggere le improvvisazioni di Kele. La sorpresa vera arriva con Kettling: un brano new metal (?!) in cui la sei corde di Russel Lissak “scimmiotta” Deftones, Korn e compagnia bella. Fatte le dovute proporzioni _ potrebbe essere la loro Song2. Nei momenti di quiete (Day Four), invece si rievocano Police di Every Breath You Take o i Cure in luna buona (V.A.L.I.S.): sindrome bipolare? Decisamente si. Pregio e limite di questi Bloc Party la bulimia di generi, ispirazioni, spunti _ più o meno consapevoli e dichiarati: un “caos cosmico” che sulle prime disorienta, ma in ultima analisi è l'unica alternativa rimasta al gruppo per andare avanti senza rifare ad libitum lo stesso album.


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