mercoledì 15 maggio 2013

Vampire Weekend: Modern Vampires of The City

Il video di Step, un bel bianco e nero con New York sullo sfondo ha tutto _ così come la canzone _ per rimanere impresso, anche un messaggio subliminale: ai Vampire Weekend piacciono i Modest Mouse, citati più volte nel testo del loro ultimo singolo. Endorsement a parte, veniamo al disco. Melodie dream pop che di volta in volta si propongono sotto una veste differente: ecco che tessiture afro più corpose e stropicciate si alterano a setosi drappeggi classici (nelle interviste promozionali Ezra Koeing ha più volte ricordato la sua scorpacciata sonica dell'ultimo periodo di Bach, Beethoven Chopin) o a morbidi e confortevoli tessuti pop rock. Meno spigoloso rispetto al precedente Contra, Modern Vampires of The City è un ulteriore passo in avanti per questi newyorkesi, mai così padroni della materia, “tuttologi” in bilico tra vaghi echi di ska/reggae, surf, world, gospel e qualsiasi altra cosa. Le citazioni, si sprecano. Qualche volta l'esigenza (in questo caso parlare di ansia di strafare sarebbe ingiusto) può giocare brutti scherzi, ecco spiegati quegli effetti grossolani di elettronica _ nell'altrimenti memorabile _ Ya Hey (nei testi, un abbraccio al Rastafaresimo di Bob Marley “...and Babylon don't love you"). Bella la danzereccia e vivace Dyane Young, talmente strafottente e arrogante con il suo mood Eighties (vengono in mente addirittura gli Wham) da respingere critiche altrimenti doverose se non fosse per una scrittura sopra la media. Il tribalismo del Mali, fiore all'occhiello di Cape Cold Kwassa Kwassa (classico dal loro debutto) c'è ancora, ma il terzo album dei Vampire Week End tra melodie dall'architettura perfetta e amare riflessioni, segue un flusso più ragionato, declinato di episodio in episodio con grande competenza e che richiede più ascolti per essere assimilato appieno. 

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