mercoledì 26 giugno 2013

Beady Eye: Be

"Stavolta niente stronzate anni Novanta, la nostra musica suonerà come se provenisse dallo spazio." Ascoltando Be, ultima fatica dei Beady Eye sembra che Liam, questo giro, non l'abbia sparata troppo grossa. A due anni dal debutto _ forse troppo frettoloso _ di Different Gear Still Speeding, i nostri hanno aggiustato il tiro, confezionando un buon secondo album. Certo, diventa quasi inevitabile parlare di Oasis, tormentone subito da ambo le parti (Our Kid e il fratello)  in ogni intervista dopo il mesto epilogo che mise fine (?)ad una delle più grandi band di sempre. In questo senso ancora più difficile non nominare il grande assente, Noel, che _ paradossalmente _ è stato il primo ideatore dei Beady Eye, arruolando 13 anni fa Andy Bell e Gem Archer, proprio loro, i nuovi songwriter in cattedra. Illuminante la scelta del producer, Dave Sitek dei Tv On The Radio _ che qualche perplessità l'aveva scatenata tra i fan del gruppo. Rispetto ad esempio, a quanto capitato ai Jane's Addiction sotto la sua guida, snaturati e privi di mordente, Sitek ha liberato il potenziale del gruppo, identificandolo in un suono più moderno, eliminando gli arrangiamenti pesanti del passato ( le oscenità di The Beat Goes On) e facendo cantare Liam pulito, senza effetti alla voce, rendendo molto più intima l'atmosfera dei pezzi. Niente wall of sound, nessuna chitarra brit: le elettriche si defilano molto spesso lasciando che siano trame acustiche ricercate _ anche nei momenti più leggeri _ a dare profondità alle canzoni: Soul Love ad esempio è un grande brano d'atmosfera. E a proposito di soul, Flick of The Finger, con quella sezione di fiati poderosa è un opener cazzuta e consapevole. Gli ottoni sono ancora protagonisti nel singolo Second Bite of The Apple (ricorda da vicino Dirty Day degli U2 "Zooropici"), la scommessa (vinta) di Sitek: cosa avrebbero fatto i Beatles con pro tools e altri ammennicoli vari? Il meglio di Be, però si trova nelle ballate (Soon Come Tomorrow), I'm just Saying e Face The Crowd per quanto piacevoli sono filler: in Don't Brother Me Liam sembra tendere la mano a Noel (give peace a chance, come on, be a man) il pezzo, con una linea di basso memorabile, sfodera una bellissima coda psichedelica di  4 minuti. Inizio cinematico con archi e pianoforte per Shine a Light. Degna conclusione per Start Anew (ricorda un pò l'outro di Let There Be Love) che prosegue idealmente con Dreaming Of Some Space, un piccolo esperimento di psichedelia pop di 1.51'' con suoni registrati al contrario.

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