giovedì 14 novembre 2013

Sebadoh: Defend Yourself

Ad anni di distanza dall'ultima apparizione, tornano sui radar degli audiofili più lo-fi oriented i Sebadoh, progetto parallelo di Lou Barlow, fresco di reunion/tregua con J Masics nei Dinosaur Junior. Forse rispetto a questi ultimi _ defilati nel calderone grunge ma imprescindibili per il movimento alternative degli ultimi vent'anni _ i Sebadoh non avranno il tiro, privi degli assoli spaziali di Masics, bordate bulimiche di wah wah, eccessi chitarristici più unici che rari. Magari manca qualcosa nel confronto con la band madre (ad esempio in termini di complessità nel songwriting), ma stavolta Barlow confeziona, se non il lavoro migliore del gruppo, sicuramente il più equilibrato e se vogliamo, accessibile. Fieramente autoprodotti, i Sebadoh mancavano nel panorama indie attuale. Nessuna rivoluzione sia chiaro, ma una decisa crescita espressiva più che tecnica. Anche l'approccio, seppur nostalgico _ per la cronaca Beat è 4:19 di Seattle Sound _ non risulta fuori tempo massimo, ma si lascia apprezzare per il suo caustico finale. Oxygen, un inno alla spensieratezza, anticipa la strumentale Once: sicuramente sarà manierista, un esercizio di stile tra punk e lo-fi, ma mantiene alto il mood complessivo. Coadivato da Jason Loewnstein e dalla new entry Bob D'amico, Barlow conferma il suo stato di grazia con una serie di melodie sgangherate, toccasana per rilassarsi in spensieratezza e antidoto usato dal leader della band per esorcizzare un periodo difficile culminato con un divorzio (Let it out). Punk sul velluto per i Sebadoh, invecchiati come il buon vino.

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