mercoledì 19 febbraio 2014

Soundgarden: Superunknown

Il germe di Superunkonw _ classico imprescindibile nell'epopea grunge _ è Spoonman, brano inserito nella colonna sonora di Singles, (discutibile) film del '92 diretto da Cameron Crowe e ambientato a Seattle, con una colonna sonora _ giocoforza _ strepitosa. Rielaborando un bel riff di hard rock Cornell e soci si sono superati: un'impresa, considerando l'eredità di Badmotorfinger. Alla quarta prova in studio i Soundgarden hanno definitivamente raggiunto l'apice della loro carriera. Dopo, reunion a parte, solo il colpo di coda di Down On the Upside, un testamento sonico più schizoide ma decisamente meno incisivo. Superunknown, concentrato sublime di hard rock, psichedelia, orientalismi e affini si apre con Let Me Drown, una botta d'adrenalina sorretta dai riff incendiari di Kim Thayl. Dopo la parentesi heavy di My Wave, il blues di Seattle di Feel on Black Days _ immancabile in ogni concerto _ sofferto emblema dello spleen del cantante. Mentre Mailman rallenta i battiti, ibernando il drumming di Matt Cameron sotto una cappa densa di heavy metal (l'influenza dei Sabbath e dei Led Zep è innegabile), coltre che si dissipa per una manciata di secondi nel riuscito chours. In ogni episodio Cornell regala interpretazioni perfette, urlando la propria rabbia (The Day I Tried to Live). In questo senso Limo Wrech è una prova di forza incredibile, con una maestosità malata e disturbante innegabile. Tra gli episodi meno incendiari, Like Suicide una seducente suite di 7 minuti, un sinistro crescendo culminato con un assolo di rara bellezza, o 4th of July, ballad nera intrisa di disperazione e sofferenza, mentre Black Hole Sun, per cui non servono presentazioni, diventerà il pezzo più famoso dei Soundgarden.

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