mercoledì 20 agosto 2008

Tropico del Cancro

Il tempo passa, ingrato e spietato pressa con un forcing psicofisico che per forza di cose finisce sempre col vederci (ahinoi) perdere. Vasco Rossi è stato battuto, almeno quel Vasco la, sognatore, un sfigato degli esordi ( ma lo dico nel senso nobile del termine), non c'è più. Il tempo ha smussato certi angoli, rendendolo si animale da palcoscenico assoluto ma oramai allineato e seduto fa quel che deve, quel che gli riesce. Ovviamente sono impressioni SOGGETTIVE. Domanda: è ancora quel che vuole veramente o è abitudine?. L' importanza si è spostata dal disco( i suoi comunque vendono ancora tanto) alla dimensione live.
Quello scapestrato di Zocca era molto meno Vasco di adesso ma molto più Rossi, per fortuna: era squattrinato, ma al contempo poeta di un Italia, che non abbiamo mai vissuto noi ventenni di oggi (non con cognizione di causa) almeno l' associazione che faccio è quella. Che belle le sonorità delle prime prove, senza dubbio acerbe, ma così emozionanti: la drum machine in bilico tra i settanta e gli ottanta, quei suoni ancora imballati ma rassicuranti, il piano regolare di Brava. La voce irriverente e incazzata di chi non era presuntuoso e faceva dell' ironia la sua arma vincente. Certo, c' erano anche le "aggiuntine" degli Sballi Ravvicinati del terzo tipo, oltre alla freschezza degli esordi. Giocava semplice lavorando di slogan come fanno da 50 anni negli USA_anche se, parole sue_"Non siamo mica gli Americani": alzi la mano chi non ha mai canticchiato "Vado al massimo, vado al massimo, vado a gonfie vele". Confidenze intime, sincere come un bel bicchiere di vino, non con le Bollicine per carità ( quelle bevile solo con "La coca cola che ti fa bene, con tutte quelle, tutte quelle..."). Da Standing ovation la confessione da cuor di pietra" guarda non penso a te tutte le sere, se non telefoni guarda che riesco lo stesso a dormire". Liberi liberi è da pelle d' oca, riflessione su scelte di vita importanti, di uno che si è trovato a un bivio e ha preso le sue decisioni, con tutti i dubbi e le conseguenze del caso. Il riff di Una canzone per te è magico, semplicemente. Qualche numero riesce ancora oggi, anche se è quasi tutto mestiere.
Il tempo dei colpi di genio è finito, il dubbio che ti abbia lasciato Senza parole(?) è grande... Io no, io non ti aspetto più signor Rossi,tanto non torni più, rintanato in uno squallido Stupido Hotel da qualche parte nel Tropico del Cancro.

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