giovedì 28 agosto 2008

The Verve: Forth

La poderosa macchina sonica che risponde al nome di The Verve ha ripreso movimento. Sono tornati, speriamo per restare e non paccarci ancora ( noi si sta come le foglie sugli alberi a primavera: belli vispi per poterci gustare i loro Show prossimi venturi nel bel paese). Forth, il nuovo album è fisicamente disponibile, la copertina celestiale( vedere per credere) la possiamo customizzare/ personalizzare con le impronte delle nostre dita sudaticce...

Il nuovo lavoro è un viaggio molto lungo, tra il singolone ruffiano ma enormemente carico che risponde al nome di Love is noise (vorrei sapere qual è il rumore nella mente dei Verve dopo 10 anni di inattività...) alle melodie dilatate di Rather Be, per la verità molto simili a Check the Meaning del Richard Aschroft solista. L' ugola del cantante si è conservata incredibilmente bene, come se tutti questi anni e le sigarette a go-go siano scivolati via senza lasciare traccia. A Forth bisogna accostarsi partendo dal presupposto che Love is noise http://www.youtube.com/watch?v=PmRJo8RQ5sA non rispecchia il contenuto del disco, maggiormente orientato a un approccio psichedelico, inquieto, chitarra basso e batteria come si faceva una volta. Fermo restando che è comunque Brit Pop di CLASSE. Le digressioni a di jam sessions che facevano nei primi 2 album, parlo di A Northern Soul e del precedente A Storm In Heaven ,which is a Fucking class album, ci sono sotto l' effige di Noise Epic (8minuti8 siore e siori!).All' appello si presentano anche gli archi à la Hurban Hymns a bilanciare le canzoni conferendo equilibrio e quella leggerezza suggerita dalle immagini del cielo in copertina.

Ma il cielo in alcuni casi non è sempre più blù (come diceva il nostro Rino Gaetano) : affiorano anche le nuvole gonfie di pioggia e vento di Sit and wonder, ovvero l' apripista con cui il gruppo si riallaccia a un passato tormentato e difficile a cui seguirono ben 2 scioglimenti, la canzone sembra sempre sul punto di esplodere, di aprirsi e invece si chiude su se stessa, ripetendo quello che sa fare meglio, ovvero emozionare proprio come questo gruppo inglese fa da un po di tempo. Degne di nota le carezze agrodolci di Judas o la conclusiva Appalachian Springs, per non parlare della ballata soul I see houses. Dalle interviste che fanno emerge ancora l' inquietudine, la tensione tra loro e le diverse sensibilità musicali della band: la ricerca del compromesso tra la il pop di Aschroft e la psichedelia della chitarra spettrale di Mc Cabe, a conti fatti quei due fanno bene scendere a patti.
L' araba fenice del rock.


Ps: per palati fini, astenersi perditempo:

History http://www.youtube.com/watch?v=UthXR8NAn_Q
On your own http://www.youtube.com/watch?v=F7w8y_VMFSY
Come on http://www.youtube.com/watch?v=jkWbMp-VqrM

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