martedì 26 agosto 2008

Figliol prodigo

Da pochi giorni quella che era una semplice illazione da fantacalcio è diventata realtà, al Milan è tornato Andry Shevchenko. Due anni fa fece le valige in fretta e furia tra i borbottii di uno spogliatoio e di una piazza che si sentivano traditi dalle( francamente improponibili) motivazioni che l' anno indotto a lasciare i rossoneri, l' inglese per i bambini (leggasi i petroldollari di Abramovic) comunque sia è successo, nessuno punti il dito; tutti sbagliano e cappellano, e una seconda possibilità va data a chiunque. La riconoscenza per quel che ha fatto lo Zar è tanta e si amplifica ancora quando si osserva il suo palmares: una lista bella lunga di trofei di squadra e personali da fare impallidire il più tignoso dei detrattori.
Il vento dell' est torna a soffiare, a gonfiare le reti delle porte di serie A come ai bei tempi. Il suo ritorno è giusto, oltre che per la classe( quella c'è ed è innegabile, va semplicemente ritrovata la condizione psicofisica) anche per il cuore, non ragioniamo sempre in base all' età(croce e delizia per noi milanisti, più croce per noi e delizia per gli altri tifosi a ben vedere...) pensiamo col cuore e lo spirito. La sua era una favola, dalla fredda Kiev e dagli allenamenti sotto la guida di Lebanovsky, il primo allenatore _soprannominato sergente di ferro, per via degli zebedei in 3d in dotazione_ al Milan, e i gol da subito a mazzuolare i cugini nei derby( quanti ricordi belli...), gli scudetti, il rigore pesante come un macigno di Manchester, la coppa con le grandi orecchie, tanti saluti ai gobbi. Quando partì arrivò lo scalogantissimo Olivera, maestoso nel centrare spigoli di pali e traverse, attrazione circense suo malgrado e giocoliere di gatti neri, la curva e la piazza sentivano il peso della sua partenza. A Londra i soldi non han fatto la sua felicità(più o meno), e questa è una cosa che per lo meno consola. Era triste, fuori dal suo habitat naturale, grigio e depresso come una canzone dei Cure più dark, come una pagina di Pavese. Il groppo in gola dopo due anni da dimenticare l' ha appena sciolto, ora il vero tifoso sogna il ritorno in campo coi vecchi compagni per siglare definitivamente la riconciliazione. Questa favola avrà un finale positivo, quelli depressi e tristi lasciamoli a Muccino, a noi non interessano, noi vogliamo solo divertirci.


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