giovedì 16 ottobre 2008

Stupido Hotel

Un lunedì sera insulso e un film in dvd per dare un senso alla serata...

1408 è tratto dall' omonimo racconto di Stephen King incluso nella raccolta Tutto è fatidico. La regia è affidata allo svedese Mikael Hafstrom e il cast praticamente ridotto ai minimi termini comprende Samuel L. Jackson e John Cusack. Il primo è lo zelante direttore di un sinistro albergo nella grande mela. Cusack, invece è Mike Enslin,scrittore sulla quarantina disilluso e inaridito dalle difficoltà di una vita. Nel proseguio del film si scopre che il motivo del suo profondo dolore è legato alla perdita di una persona cara(non svelo chi sia, comunque se non è zuppa...) si guadagna da vivere scrivendo romanzi e racconti sul paranormale, sui fantasmi. Non lavora di fantasia, ma cerca la via dell' empirismo, come ogni scienziato dell' impossibile che si rispetti. Non è un ciarlatano, infatti fa ricorso a raggi infrarossi e ad accrocchi vari per svelare oscure presenze extra dimensionali. Non marcisce sulla scrivania. Gira l' America alla ricerca di luoghi occulti, stanze d' albergo infestate, cimiteri abbandonati e recensisce questi posti proprio come farebbe un critico culinario con certe prelibatezze, il nostro però non da stelline o forchette ma teschi. Ottimi i dialoghi, frizzanti e sbarazzini, pronunciati da King... ops il nostro Mike. Merita una lode la fotografia, e una strigliatina d' orecchie per qualche effetto speciale, non sono molti per la verità. Ma questa pellicola vuole essere speciale nel terrorizzare e basta, e in questo ci riesce abbastanza. Fa paura ma come potrebbe far paura un Frankenstein o una mummia, e questo, badate bene, è un pregio poiché 1408 si potrebbe candidare al ruolo di classico del brivido. Mi viene in mente Scrudge: è un dramma canonico stravolto questo, perché non sono i fantasmi a irrompere nella vita del malcapitato di turno ma è lui, testardo che si va a cercare rogne. E ne trova a iosa nella 1408, infatti sulla scrivania della stanza c'è la penna di King che ha scritto l' ora più terribile e inquietante della vita del protagonista. La paura della trappola, l' essere in gabbia, la claustrofobia e le spire della psiche fanno contorcere dal male il protagonista, vittima di sofferenza pura, Suffer well secondo i Depeche Mode. "Le stanze d' albergo sono inquietanti per natura" dice l' attore, parole sante soprattutto se la sveglia e il telefonofanno le bizze (unica concessione da horror modaiolo quella della cornetta in linea diretta dall' oltretomba) e quei quadri sempre li a fissarti. "Non è così reale come sembra", dinnanzi al dolore, con i nervi scoperti la ragione e il bounsenso cascano come un castello di carte, come Nedved in area di rigore avversaria. Dejà vu e flashback, sono la spina dorsale del film, basato su un meccanismo spiazzante di scatole cinesi, di incubi a catena. Vuoi mettere sognare di fare un incubo, risvegliarti (per finta) e scoprire di esserci cascato ancora, magari con un clown beffardo che ti vuol fare la pelle?
A proposito ho un conto aperto con King, vandalico distruttore di sogni e con IT ( 9 anni e un
incubo che me lo ricordo ancora, ma baffa!).
L' ennesimo risveglio per un gioco spiazzante che vede il nostro scivolare, senza appigli, in una follia sdoganata. Bere e banchettare coi propri demoni, cocciuti, tignosi, in attesa della catarsi... e magari un pareggio lo porti a casa. Prima del coup de theatre finale.
Voto: 8 teschi

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