mercoledì 7 ottobre 2009

Lynyrd Skynyrd: God & Guns

Potrebbero essere (anzi lo sono) la cover band di se stessi i Lynyrd Skynyrd, visto che della formazione originale è rimasto solo Gary Rossington alla chitarra. Segnati da carrettate di sfighe e forgiati da centinaia di concerti, canzoni e riff impiastricciati di blues bello sporco, come da miglior tradizione southern, eccoli qui di nuovo, redivivi e belli tignosi.Con quello che hanno passato per forza fanno simpatia, si tifa per loro diamine: questi rocker dell'Alabama si spezzano ma non si piegano, alla faccia dei disastri aerei e degli acciacchi. Il rock col progredire dei lustri si è irrobustito, segno della nuova linfa apportata dagli Skynyrd della seconda (e anche della terza) ora. Quelli di allora rivivono in That ain't my America, oggi seppur non avendo stravolto di troppo il suono degli esordi, hanno stretto la parentela con l'hard anni 80, tanto che i loro episodi più tirati potrebbero ricordare i momenti più tranquilli di Motley Crue, o per piacioneria band ruffiane come Bon Jovi, Matchbox 20 (Come back for more) et simili. Seguono alla lettera il diktat di una Simple Life(deciso brano posto a inizio scaletta) divisa in compartimenti stagni: album, concerto, puntuale dose di sfiga e ancora album.... Risulta difficile capire chi abbia plagiato chi nel solo della conclusiva Gifted Hands facendo riferimento ai Black Crowes dei fratelli Robinson. Prevedibili ma sicuramente simpatici ed efficaci, il loro God & Guns rappresenta una boccata d'ossigeno utile per staccare da ascolti più impegnati o più semplicemente per gingillarsi con un suono e un'idea scontata certo, ma per una manciata di canzoni sicuramente piacevole.

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