giovedì 24 giugno 2010

Stone Temple Pilots: STP

Alzi la mano chi ci sperava ancora: a dieci anni da quel gioiellino di Shangri La gli Stone Temple Pilots si sono riformati, dando alle stampe un Lp che riprende un discorso interrotto troppo frettolosamente dopo una carriera che avrebbe meritato _almeno in Europa_ ben altre sorti. Proprio come questo gruppo, (ostaggio della vita sregolata del proprio frontman), criticato sempre e comunque, anche per peccati veniali. Diciamolo chiaramente, il persistere nell'accostare Weiland e soci al grunge è sempre stata una forzatura, specie a partire dal terzo album intitolato Tiny Music, infarcito di soluzioni e aperture melodiche godibilissime che fanno capolino anche in queste nuove tracce. Dare if you Dare ne è l'esempio più lampante assieme alla solare ed estemporanea Cinnamon. Fortunatamente c'è altro: questo album è il punto di congiunzione tra l'auto citazionismo più leggero del combo americano (Maver, con un quid beatlesiano) e l'omaggio ad un sound sporco e ruvido, più vicino al rock di scuola Aerosmith (Take a load off) che non allo spleen degli anni d'oro di Seattle. "Quel che resta del grunge" è sintetizzato dai nostri in Hazy Daze o in Between the lines. Huckleberry Crumble è un grande pezzo di puro hard rock sporcato da un wah wah d'altri tempi. Insomma, i redivivi Stone Temple Pilots rivoluzionari non lo sono mai stati, tantomeno qui. Tuttavia nonostante la lunga pausa, l'alchimia tra i fratelli De Leo funziona ancora a meraviglia, regalando ai fans quello che di fatto è un perfetto compromesso, la testimonianza in differita di un lavoro che regge il confronto con album di oltre 10 anni fa senza risultare artefatto. Energia e positività: è la celebrazione di una rinascita, che riprende anche le intuizioni dell'ultimo Weiland solista _come nella discreta First kiss on Mars, influenzata dallo stile di Bowie_ abbinandole ad excursus insoliti tra cui Samba Nova.



L'album rock dell'estate: pochi cazzi a riguardo.

Nessun commento: