giovedì 28 ottobre 2010

Kings Of Leon: Come Around Sundown

Nientemeno che il NY Times ha definito Come Around Sundown come il "blockbuster rock della nuova stagione". Questo per dire che un po tutti aspettavano al varco i Kings of Leon dopo le buone prove offerte con Because of The Times e Only By The Night. Le aspettative erano molto alte per quella che non è solo una band ma a conti fatti il "clan Followill" (composto da 3 fratelli e un cugino), il risultato però non riesce a spiegare il perché di tutte quelle recensioni entusiastiche. Smussati definitivamente gli spigoli southern e garage dell'esordio, i Kings of Leon hanno licenziato un disco malinconico, fatto principalmente di ballate. Chitarra, basso e batteria vogliono aggiornare la lezione degli u2 dei tardi anni '80 (strano come chiunque cerchi di clonare quel suono, compresi gli stessi irlandesi, cristallizzati nel riproporre quelle atmosfere sin dal post Pop Mart Tour) con ammiccamenti vari alla disperata ricerca del coro da stadio. Questa è la dimensione che ormai compete al quartetto, spronato nell'olimpo da label e addetti ai lavori. Sarebbe facile, con le spalle un pò più larghe cavarsela, ma così non è. La partenza è buona, con Radioactive che pesca un riff di matrice The Edge unendolo ad un basso poderoso. Mary è l'unica divagazione fuori tema ( offre addirittura un assolo) con un piglio decisamente soul e le sei corde che, finalmente smettono di gingillare tra un arpeggio e l'altro e imbastiscono il fondamento ritmico del brano. The Face è struggente e bella per davvero alla pari di The Immortals (per una frazione di secondo vagamente Police) e volendo vedere equivalente ad altri pezzi inseriti nella track list. Il problema è proprio questo: presi singolarmente i vari capitoli del disco risultano godibilissimi, ma sentiti tutti d'un fiato risultano troppo simili, e telefonati. Back Down South almeno profuma (vagamente) di country, Birthday rischia di dare assuefazione, a differenza di altri riempitivi (la soporifera Mi Amigo) che nulla aggiungono e tolgono a quanto fatto da questi americani. Troppo composti, rischiano di non riuscire mai ad esprimersi liberamente.

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